Discussione: Ardea de'Taddei
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Vecchio 02-10-2009, 00.43.42   #60
Guisgard
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ARDEA DE' TADDEI

XV

“Una bufera si può prevenire
scrutando il cielo ad Occidente,
come dalla tempesta vi si trova
riparo in un capanno. Ma dall’ardore
di un giovane cuore non vi è scampo.”
(Il Predicatore, IV, 7)


In breve Ardea, con la sua nobiltà e le sue virtù, conquistò tutta la corte.
Il re vedeva in quel giovane un valente rampollo di quella grande nobiltà che reggeva le sorti di Afragolignone.
Ardea eccelleva in diverse arti, come la musica, la poesia e la pittura. Conosceva inoltre i grandi classici antichi, sia i trattati scientifici, sia quelli letterari.
Il suo lignaggio sembrava non avere pari, anche in mezzo alla più antica nobiltà esistente.
Anche negli esercizi fisici teneva testa ai migliori giovani del reame.
E diverse dame a corte lodavano la bellezza del suo aspetto.
Ardea scriveva spessissimo a suo padre, raccontandogli le sue giornate a corte e quanto tutti ne lodavano il carattere.
Tuttavia un assillo aveva nel cuore: si chiedeva spesso quando il re, che pure ne decantava continuamente il valore, l’avesse investito a cavaliere.
Scrisse di questo anche a suo padre, ricevendo come risposta un invito alla calma e a non farsi vincere dall’ardore.
Ma il giovane era impetuoso e bramava quell’investitura.
Anche perché si avvicinava una ricorrenza molto particolare: il grande torneo di Capo degli Orafi, che con la sua conclusione sanciva l’iniziò delle festività per il Santo Natale.
I migliori cavalieri avrebbero partecipato a quell’evento e solo chi trionfava in quel torneo poteva dirsi il migliore fra tutti.
Ardea desiderava ardentemente parteciparvi, ma non essendo cavaliere ciò era impossibile.
Aveva manifestato la sua impazienza anche a Vico d’Antò, ma questi, come suo padre, gli aveva consigliato di attendere con umiltà.
Ma Ardea riteneva ingiusto tutto ciò.
Si sentiva il migliore fra i cavalieri presenti e voleva dimostrare il suo valore davanti al re.
Ma spesso la foga e l’ardore, se mal gestiti, possono nuocere all’animo ardimentoso di un giovane.
Un pensiero si impossessò di Ardea e giorno dopo giorno, seppur ardito, egli lo sosteneva e nutriva, come il contadino fa con la giovane ed acerba vigna, sperando che un giorno possa ricambiarlo con i suoi frutti.
E in suo aiuto sarebbe corso un giovane che Ardea aveva conosciuto proprio a corte: Biago, il figlio del maniscalco del re.
Il ragazzo aveva ereditato il talento di suo padre e sapeva costruire armi e corazze con tale maestria che il suo stesso genitore spesso usava i suoi lavori per soddisfare i clienti.
Ardea, che aveva sin dal suo arrivo a corte stretto amicizia con Biago, decise di chiedere aiuto al suo amico.
Così, in un soleggiato pomeriggio di inizio Novembre, mentre si trovavano a passeggio nel bosco, Ardea iniziò a dire:
“Ormai il torneo è alle porte.”
“Già. E anche quest’anno sarà grandioso. Credimi, vedremo il meglio della cavalleria!” Rispose Biago.
“Darei qualsiasi cosa per parteciparvi!”
“Non essere impaziente” rispose Biago “presto, con il tuo valore, sarai cavaliere e potrai mostrare a tutti la tua abilità. Anzi, sono pronto a scommettere che già il prossimo anno, a Dio piacendo, vi potrai partecipare.”
“Ma io mi sento pronto ora!” Replicò impaziente Ardea.
“Spetta a sua maestà decidere quando sarai pronto.”
“Il re è troppo impegnato con la conduzione del regno. Non segue costantemente ciò che accade a corte. Io meriterei già di essere cavaliere!”
“Amico mio, io ti ammiro più di ogni altro. Vorrei emularti e assomigliare anche soltanto un po’ a te. Ma queste tue parole tradiscono ciò che pensa probabilmente il re.”
“Cioè?” Chiese Ardea.
“Che sei ancora acerbo e troppo irruento!”
Ardea fece qualche passo, alzando lo sguardo verso il cielo e sentendo la brezza accarezzargli il volto.
“Biago, amico mio” disse senza voltarsi verso l’amico “sono anni che mi sottopongo ad allenamenti durissimi ed a privazioni impensabili. Ho accettato tutto per un unico e solo ideale…la cavalleria! Mi sento pronto e non voglio attendere oltre!”
“Capisco cosa provi” rispose Biago “ma…”
“Non credo tu possa capirlo, Biago!” Lo interruppe bruscamente Ardea.
“Credi?” Rispose Biago. “Perché? Perché sono il figlio di un semplice maniscalco? Perché non sarò mai un cavaliere? O forse solo perché non ho il sangue blu come te?”
Ardea lo prese per un braccio e lo fissò diritto negli occhi con un ardore che quasi intimorì Biago.
“Credi questo di me?” Disse con un espressione di chi si sente colpito fin dentro il cuore. “Se lo credi davvero, allora va via, poiché io non posso insegnarti nulla allora!”
Biago, che si era subito pentito di ciò che aveva appena detto, rispose:
“Scusami, non volevo…”
“Il mio spirito non è diverso dal tuo” riprese a dire Ardea “ed il mio cuore ospita i tuoi stessi sentimenti e stati d’animo. Credi che la nobiltà venga dal sangue? Sei davvero convinto che possa esistere a questo mondo qualcosa di più puro, sacro e nobile di ciò che sinceramente pulsa dal cuore di un uomo? Se davvero pensi che il divenire cavaliere sia per me solamente un privilegio proveniente dal mio lignaggio, allora non indugiare oltre in mia compagnia, poiché sarei incapace di insegnarti qualsiasi cosa.”
Biago, mortificato, gli diede una pacca sulla spalla e lo scosse, come a voler fargli scivolare da dosso quel brutto momento.
“Come ti ho detto” gli disse “sono convinto che tu sia il più degno di tutti a divenire cavaliere. E so per certo che, quando lo sarai diventato, nessuno ti sarà pari.”
“Credi davvero in me?”
“Si, più di qualsiasi altro!”
“Allora aiutami!”
“E come? Io non posso esserti di nessun aiuto in questo!”
“Biago” disse Ardea fissandolo negli occhi “procurami un’armatura e delle armi!”
“Tu sei folle!”
“No, solo impaziente!”
“Non è l’equipaggiamento che fa il cavaliere!”
“Infatti. Ed io, pur non avendo nulla, mi sento tale!”
“Anche se sarai armato, non potresti comunque partecipare al torneo!”
“Si, invece.” Rispose convinto Ardea. “Tu procurami quanto ti ho chiesto ed io mi guadagnerò l’investitura!”
“Sei pazzo!”
“Achille non andò contro gli dei pur di vendicare l’amico Patroclo? E Ser Galeotto non rischiò forse tutto per aiutare il suo amico Lancillotto?”
“No, ti prego” intervenne Biago “non confondermi con le tue storie!”
“Aiutami e sarai partecipe delle mie gesta!”
“Il re sarà molto contrariato.”
“Egli è un grande uomo!” Rispose lesto Ardea. “Vedrai che saprà riconoscere la nostra audacia!”
Detto questo, Ardea, sorrise al suo amico e questi lo fissò con occhi incerti.
Poi una stretta di mano, sancì quell’ardito patto tra i due giovani.



(Continua...)
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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