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			 Cittadino di Camelot 
			
			
			
				
			
			
			
				
				
				
				
				
			 
			
			
				Registrazione: 02-08-2009 
				Residenza: A casa mia, spesso 
				
				
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				Guida per idioti al traditore perfetto
			 
			 
			
		
		
		
			
			Lynette perse un altro punto nella sua lunga mantella e, ancora una volta, si  
ripromise che mai, e poi mai, avrebbe mai avrebbe promesse alla regina Ginevra  
di regalarle una mantella fatta a mano. 
"Hai perso un punto." 
"Grazie, sir Mordred, ma non ho perso un punto, è semplicemente un modo neo  
innovativo di cucire. Sto cercando di iniziare una nuova moda," gli ringhiò  
dama Lynette, battendo il piccolo pugno sul tavolo. 
"Vuoi che provi io?" 
"Sai cucire?" 
"Quando vivi con una madre che ti ignora devi imparare a fare tutto ciò che ti  
è possibile per vivere." 
Lynette sollevò lo sguardo verso Mordred, reale bastardo di corte, figlio di  
re Artù e della sorellastra Morgause, sorpresa che questi si fosse confidato  
con lui. 
"Mi dispiace che abbiate sofferto, durante la vostra infanzia." 
"Non temete, ho anche avuto momenti felici." 
"E qual è stato il vostro ricordo più felice di tutti?" chiese Lynette,  
appoggiandosi allo schienale del divanetto e porgendo il proprio lavoro di  
ricamo al principe di Camelot. 
"Ci devo pensare... il vostro?" domandò Mordred, riflettendo sulla domando, e  
cucendo con maestria. 
E mentre Lynette pensava a quel meraviglioso giorno in cui aveva tentato di  
avvelenare suo marito Gaheris, e poi lo aveva rinchiuso in uno sgabuzzino per  
poi tentare di bruciarlo, Mordred rifletteva con nostalgia dei giorni della  
sua infanzia. 
Senza dubbio, il suo ricordo più bello risaliva al compimento dei suoi undici  
anni.  
Mordred, chiuso nella sua stanza, non si aspettava certo un regalo per il suo  
compleanno. 
Morgause non era una madre particolarmente materna, né gentile, e non gli  
aveva mai donato nulla.  
Ma quel giorno Mordred era ospite della zia Morgana, a Gorre, e fu proprio  
Morgana a bussare alla sua porta, quella mattina. 
"Posso entrare Modir?" 
"Mordred." La corresse il bambino. 
Zia Morgana era sempre stata molto distratta. 
"Eccomi qui, con un regalo per il mio nipote preferito!" esclamò la donna,  
entrando con gioia, portando con sé un bauletto castano. 
"Posso sapere cos'è?" 
"Aprilo e vedrai, Agravaine!" 
"Mordred." 
Mordred prese il bauletto e lo appoggiò al letto, per aprirlo. 
Conteneva una serie di boccette e sacchetti pieni di erbe colorate. Sul bordo  
inferiore del coperchio vi era scritto: 'Guida per idioti al traditore  
perfetto.' 
"Cercavo quella per gli avvelenatori, in realtà, ma era finita. Temo che  
Merlino abbia tolto tutte le copie dal mercato." 
Mordred non si soffermò a chiedere alla zia che cosa stesse blaterando ed  
osservò il proprio regalo con occhi dubbiosi. 
"Bhè, zia, vi ringrazio immensamente." 
"Ti consiglio il secondo volume a pagina settantadue." 
"Come coltivare un cactus in grado di eseguire complessi calcoli geometrici?"  
lesse Mordred, incerto. 
"Oh, no, scusami. A pagina ventisette." 
E detto questo, Morgana diede un bacio alla guancia del nipotino, lasciandolo  
solo nella stanza a provare il suo nuovo gioco. 
Mordred aprì il volume indicato e trovò ben presto la pagina consigliata. 
Il titolo recitava -Guida alla pozione dell'incubo maligno-. Sorridendo con  
grazia, Mordred decise che era il momento di una sua piccola vendetta. 
Il bambino passò tutta la sera a portare boccette piene di robaccia verde e  
densi liquidi rosati.  
Non gli ci volle molto per mescolare una pozioncina rossa e striata di bianco,  
della quale Morgana sarebbe stata decisamente orgogliosa. 
"Ed ora a noi due, papi." 
Dall'altra parte della Britannia, 'papi', alias re Artù si stava dibattendo  
nel sonno, sudante e spaventato. Il suo sogno, anzi incubo, era qualcosa di  
terribile e spaventoso, qualcosa di drammatico. 
Re Artù, re delle grande Britannia e della magica Camelot, stava sognando di  
essere in una foresta. Gli alberi si estendevano in ogni direzione ed il re  
era solo, con il suo stendardo.  
Sull'ampia stoffa dello stendardo volteggiava il suo simbolo: un orso enorme,  
ricolmo di forza e regalità, su uno sfondo rosso come il sangue. 
Improvvisamente comparve davanti a lui una maga. Aveva un mantello azzurro e  
dei bellissimi capelli biondi come l'oro. 
La donna si inchinò e gli sorrise. 
"Buongiorno, dama," la salutò il re, nel sogno. 
"Biongiorno, sire, sono qui per un cambiamento." 
"Un cambiamento di cosa?" 
La maga indicò lo stendardo con l'orso ed un lampo solcò il cielo, facendo  
tremare la terra. 
"Un orso non è adatto a voi. Questo sarà il vostro nuovo stendardo." 
Artù alzò lo sguardo sopra il proprio stendardo ma già le sue urla sconvolte  
ricoprivano la voce della maga che lo informava che il suo nuovo simbolo  
sarebbe stato il paguro rosa. 
Artù si svegliò urlando. 
A Gorre, un bambino andò a letto felice, addormentandosi subito. 
Lynette e Mordred sospirarono e si guardarono negli occhi, cautamente. 
"Il mio ricordo più bello è stato il giorno del mio matrimonio," lo informò  
Lynette, annuendo della propria astuta menzogna. 
"Il mio fu il giorno in cui incontrai mio padre, il re," annuì Mordred, a sua  
volta. 
I due continuarono ad osservarsi per qualche secondo, dopodichè, convinti di  
essersi ingannati a vicenda sulla loro integrità, continuarono a chiacchierare  
come se nulla fosse accaduto.
		 
		
		
		
		
		
		
			
		
		
		
		
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