Discussione: Il Falco della strada
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Vecchio 20-11-2016, 23.06.22   #1549
Clio
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Clio sarà presto famosoClio sarà presto famoso
Quel momento.
Così intenso, palpabile, quasi sospeso.
Quel momento che era forse la cosa più intensa che avessi mai vissuto.
Finì.
Spazzato via in un istante dal suono del telefono.
Forse erano davvero aggeggi maleducati, come aveva detto.
Una strana sensazione si impossessò di me.
Una sensazione che non conoscevo, a cui non sapevo dare un nome.
Un misto di rabbia, delusione, paura e insoddisfazione.
Che aumentarono a dismisura quando sentii che era la voce di una donna.
Era la stessa che lo tempestava di messaggi da quando era salito in alto?
Si poteva essere così invadenti?
Le mie mani sul lavandino iniziarono a stringerlo per la rabbia, e più lo stingevo, più la ceramica si piegava come fosse semplice argilla.
Quando tornò da me, a dirmi che se ne andava, lo fissai con un nuovo sguardo.
Uno sguardo colmo di rabbia e delusione.
Quel momento era stato unico solo nella mia mente.
A lui non era importato nulla.
Altrimenti non se ne sarebbe andato in quel modo, senza darmi una spiegazione, senza nemmeno scusarsi.
Come se quel momento non valesse nulla.
Forse perché era così.
Non valeva nulla per lui.
Che sciocca ero, pensai, mentre ribollivo sempre di più.
"Vai vai.." senza curarmi di nascondere la rabbia e la delusione che trapelavano perfettamente dal tono della mia voce "La tua amica non può vivere senza di te, a quanto pare...".
Con uno sguardo colomo di rabbia, delusione.... gelosia.
Era quella la parola che stavo cercando?
Ero... gelosa?
Possibile?
Che cosa strana e assurda, mi ritrovai a pensare.
Neppure lo conoscevo bene.
E poi ero una macchina, no? Che senso aveva?
Eppure c'era qualcosa, qualcosa di impalpabile e speciale nell'aria.
Ma qualunque cosa fosse, per lui non esisteva dato che se ne era andato così, rovinando quel momento.
Non lo seguii.
Restai lì, a ribollire sempre di più.
Anzi mi voltai, quasi volessi dargli le spalle.
Ripassai delicatamente i segni che le mie mani avevano lasciato sul lavandino, come dei solchi, scavati dall'acqua nell'argilla.
Poi alzai la testa, e vidi la mia immagine riflessa nello specchio.
La mia immagine.
L'immagine che lui mi aveva fatto guardare, per mostrarmi quanto fossi bella.
Bella... quanto inutile mi sembrava la bellezza in quel momento.
Lui non c'era, accanto a me.
Perché era così importante che ci fosse?
Che senso aveva?
Allora rividi l'immagine di poco prima, quando lui era dietro di me.. così vicino.
E lo sguardo con cui mi guardava, quello sguardo, così intenso e diverso da tutti gli altri.
Più vedevo quell'immagine, più la rabbia cresceva dentro di me.
Rabbia per quello che avevo provato, per quel nervoso che mi consumava, per quella delusione nel vederlo andare via, senza che desse il minimo peso a quel momento tra noi.
La rabbia cresceva, sempre di più.
E poi esplose.
Un pugno, rapido, potente.
Un pugno a me stessa.
Un pugno per colpire quella sensazione così nuova e così orribile.
Un pugno che frantumò lo specchio in mille pezzi.
Ma il mio nervoso e la mia rabbia rimasero lì, al loro posto.
Almeno non potevo più guardarmi.
Chinai il capo e respirai profondamente.
Non potevo farmi vedere da Iasevol in quello stato.
Allora uscii, cercando di essere il impassibile.
Fermai un incaricato e lo avvisami che lo specchio si era inspiegabilmente rotto, forse colpa di una vite messa male, di sostituirlo al più presto.
Poi chiesi ad un altro di informare Iasevol che Guisgard era andato via di nuovo ma che sarebbe tornato presto, e che io non mi sentivo molto bene, e mi sarei riposata un po'.
Così andai nella mia camera, chiudendomi la porta alle spalle.
Allora crollai, a terra, con le spalle alla porta.
Che diavolo erano tutte quelle strane e nuove emozioni?
Non riuscivo a spiegarmelo.
Mi sembravano solo troppo forti, talmente forti da sconvolgermi.
Dovevo distrarmi, dovevo tenermi impegnata.
Allora mi ricordai di come mi aveva preso in giro bonariamente perché non sapevo usare il cellulare.
Allora lo presi, e iniziai ad esplorarlo.
Era un aggeggio molto interessante, capace di condensare diversi strumenti in uno.
Non ci misi molto a capire come funzionava, per un momento la mia mente ricominciò a funzionare correttamente: rapida, tecnologica, intuitiva.
In poco tempo scaricai diverse applicazioni, installai quelle che ritenevo più utili, è configurai le impostazioni come volevo.
Ecco, ora avevo uno strumento per tenermi in contatto col mondo, pensai.
Già, peccato che il mondo non sapesse nemmeno della mia esistenza.
L'unico numero in rubrica era il suo.
Sorrisi.
Lui aveva il mio ora.
Misi via il telefono e mi buttai sul letto, ma dopo un attimo lo presi in mano e controllai che non ci fossero chiamate.
Non c'erano.
La trovai una cosa assurda l'essere andata a controllare, dato che se qualcuno avesse chiamato sarebbe suonato.
Sorrisi della mia ingenuità, e presi il mio libro.
Forse la soluzione era tuffarsi in quel mondo meraviglioso, magari la seconda parte in cui si innamorano di nuovo, o forse prima, a quando vivevano momenti incantati nella Casetta.
Avrebbe scelto il libro.
Sospirai al pensiero di quelle pagine che sapevano sempre mettermi di buon umore.
Ma poi controllai di nuovo il cellulare.
Nessuna chiamata.
Mi sentii stupida di nuovo.
Perché avrebbe dovuto chiamarmi poi?
Certo non stava pensando a me.
Così sospirai ripresi il libro, lanciando però un'ultima occhiata al cellulare (almeno per quel minuto).

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