Quei delinquenti mi fecero salire su una grossa auto e mi pareva stessimo tornando in città. Purtroppo non riuscii a capire altro perché mi narcotizzarono.
Quando riaprii gli occhi, intontita e con la testa dolorante, mi ritrovai in una stanza tipicamente orientale, con indosso soltanto un leggerissimo velo di seta bianca. Nell'aria, un odore dolciastro di sandalo mi inondava le narici, dandomi il voltastomaco. Cercai di alzarmi, ma le gambe non volevano saperne di reggermi e così mi misi seduta, circondata da cuscini ornamentali. Che mi avessero rapita per andare ad ingrossare le fila di qualche harem? In due giorni la mia vita era stata stravolta... col cuore colmo d'angoscia ripensai alle mie bimbe, che in quel momento di sicuro mi stavano reclamando, chiedendosi perché la loro mamma non fosse a casa. Sparita nel nulla, sarei forse diventata uno dei tanti misteri di cronaca nera di cui ogni giorno ci parlavano i notiziari. Un forte senso di disperazione mista a impotenza mi invase come un fiume in piena, togliendomi la lucidità di pensiero.
"Maledetto chiunque tu sia!" Urlai a piena voce, ripensando a quegli occhi azzurri dietro la maschera.
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"Amore non è amore se muta quando scopre un mutamento o tende a svanire quando l'altro s'allontana [...] Se questo è errore e mi sarà provato, io non ho mai scritto, e nessuno ha mai amato."
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