Re del passato e del futuro
Da tanto volevo scrivere una long fiction con questa trama ma poi scoprii che Soijin aveva già scritto una storia simile (la stupenda Catechism) e decisi di lasciare la mia storia. Però l'idea mi stuzzica ancora e mi piace ancora così ho deciso di scrivere una serie di storie sulle reincarnazioni, ciascuna dedicata ad un personaggio diverso.
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Re del passato e del futuro
01. La lettera
Quando penso ai miei genitori penso a Lucy Linder, donna del Texas un po' rotonda di volto e con il sorriso che sa di marmellata, ed a Gary Lovegood, poliziotto di New York con antiche origini inglesi.
Poi la mia mente inizia a lavorare da sola ed appaiono altri volti, una donna alta ed austera con folti capelli rossi ed un uomo enorme, con una pesante barba. Appaiono e scompaiono subito ma non per un difetto della mia memoria ma perché vissi davvero poco tempo con Igraine di Cornovaglia ed Uther Pendragon.
Sarà meglio mettere un po' di ordine, prima di mandarti questa mia lettera, e spero proprio che tu non mi prenda per un pazzo ammiratore o spasimante.
Mi chiamo Arthur Lovegood, sono nato a Dallas, in Texas, ma solo due anni dopo la mia famigli si è trasferita a San Francisco. Sono sempre stato un bambino tranquillo anche forse un po' viziato perché non ho né fratelli né sorelle.
La mia vita è sempre stata normale fino al mio viaggio in Cornovaglia. Mio padre aveva ricevuto un aumento, una promozione, e decise di festeggiare con il nostro primo viaggio all'estero. Essendo lui di origini inglesi pensò bene di farci vedere e conoscere la sua patria.
Partimmo il sei agosto ed io avevo quattordici anni.
Trovammo un piccolo albergo nel ud dell'Inghilterra e viaggiammo con un'auto noleggiata per vedere i luoghi principali.
Fu una vacanza tranquilla finché mio padre non ci portò al castello di Tintagel, o quello che ne rimane.
Fu come un fulmine per me o meglio, la caduta di un blocco. Qualcosa nel mio cervello si liberò e sentii nuovi ingranaggi iniziare a girare. Le immagini, i suoni e le sensazioni erano troppo forti per me.
Dovetti sedermi perché il sangue mi rombava nelle orecchie e tutto ciò che potevo sentire era la voce di Merlino che mi diceva:" Artù, Artù, tu sei nato proprio qui, spero tu ci pensi due volte prima di donare questo castello a Morgause."
Gary e Lucy mi portarono all'albergo, credendomi troppo stanco per continuare, e quella notte fu una notte terribile.
Vidi che ero nato in un altro tempo ed un altro luogo ma non seppi né come né perché. Sognai le mie sorelle, Elaine, Morgana e Morgause. Sognai i miei meriti, la pace, le vittorie e le armature lucide dei miei cavalieri.
Sognai la mia regina, con i suoi bellissimi capelli biondo ramati, ed il suo tradimento.
Sognai Lancillotto, soprattutto Lancillotto.
E poco prima di svegliarmi vidi Camlann e la mia fine. Vidi le mie colpe e mio figlio.
Il giorno dopo Gary e Lucy mi ritrovarono diverso, dissero che sembravo più maturo e non potei dar loro torto.
Mi appassionai alle leggende arturiane, tentando di riempire buchi delle mie memorie, e lessi cose terribili e cose assolutamente ridicole ma fu nel tomo di sir Thomas Malory che trovai una possibile spiegazione alla mia reincarnazione (ormai avevo cominciato a chiamarla così). In Le Morte d'Arthur, Malory scriveva questa frase sulla mia ipotetica tomba: HIC IACET ARTHURUS REX QUONDAM REXQVE FUTURUS — "Qui giace Artù, re una volta e re in futuro."
Fu in quel periodo che decisi di dedicarmi alla politica. Mi laureai con il massimo dei voti alla Stanford ed a soli ventiquattro anni entrai in politica.
Per tutta la mia vita continuai a chiedermi se ero tornato solo io, se c'era qualcun altro, se li avrei riconosciuti. Una parte di me impazziva al pensiero che io fossi solo e sapeva che non avrebbe resistito a lungo.
Per questo fu un sollievo quando ti vidi. No, sollievo è troppo poco. Fu una gioia, mi mancò il respiro e non solo perché scoprii che c'era qualcun altro.
Stavo scrivendo un discorso rappresentativo assieme ad uno dei miei collaboratori quando vennero ad annunciarmi che una giornalista del San Francisco Chronicle voleva intervistarmi.
Lasciai che ti facessero entrare, sapevo di dovermi far conoscere e non avrei mai abbandonato l'opportunità di un articolo su di me.
Entrasti e ti riconobbi subito. Avevi gli occhi verdi e non azzurri ma i capelli erano dello stesso biondo rame che ricordavo.
Mi sorridesti ed io ti sorrisi. Ed in quel momento capii che tu sapevi ed eri lì per quello.
"Ginevra Piper, reporter del San Francisco Chronicles," ti presentasti e mi stringesti la mano, con forza.
Spero che tu possa rispondere a questa lettera.
Ci sono due biglietti per il teatro nella busta, sarebbe un onore se tu volessi venirci assieme a me. Potremmo parlare e poi andare a cenare da qualche parte, anche solo come amici.
Aspetto con ansia tue notizie.
Tua una volta e tuo in futuro, se mi vorrai,
Artù Pendragon
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