Seguii ogni suo movimento con trepidazione.
Ogni imprevisto mi faceva sussultare, temere.
Ma sapevo che ce l'avrebbe fatta.
Quel cunicolo era particolare, aveva qualcosa di diverso.
Forse la decorazione alle pareti, o magari la luce delle torce, o la sua conformazione.
D'un tratto, un meccanismo scattò, a pochi passi da lui.
Dapprima sembrò una trappola simile a quella che aveva già visto, a grate che escono dai muri, ma poi si accorse che era diverso.
Diversi rami di ferro uscirono da ogni parte: dal soffitto, dal terreno, dai lati.
Lentamente, inesorabilmente, come se volessero ipnotizzare lo sfidante.
Dopo lunghissimi istanti, in cui sembrava che si avvicinassero sempre di più a lui, anche se a quella velocità, si bloccarono.
Di scatto, così come erano partiti.
Giusto a un palmo di mano da lui.
Ora si poteva osservare bene uno strano spettacolo.
Uno spettacolo diverso da qualunque altra parte del labirinto.
Una foresta.
Una foresta di spine e rovi di ferro appuntito e pericoloso.
Una foresta intricata e impenetrabile che aspettava solo di essere attraversata.
O magari chissà, non era altro che l'ennesima trappola della torre.
Il mio cuore batteva sempre più forte, odiavo sentirmi impotente.
Quelle sue parole.
E se avesse ceduto?
Non cederà..