Andata via Gwen, Dacey ed Ordifren restarono soli e raggiunsero i bei giardini del palazzo, che il professore, da buon Cicerone, mostrò alla bella ragazza orientale.
Alberi rigogliosi e ben tenuti, circondati da cespugli fioriti ed attraversati da vialetti bianchi scandivano la forma di quel bel verziere, con due grosse fontane dai piacevoli giochi d'acqua guizzante.
“L'Amore” disse Ordifren “è spesso immaginato come una favola dagli uomini... ma come tutte le cose di questo mondo nasce dalla volontà di comprensione e dalle affinità comportamentali.” Sorrise. “Perdonatemi, sono un uomo di scienza e non ho il dono della poesia. Vedo l'Amore per quel che è, senza sottovalutarlo, né sopravvalutarlo.” Fissando la ragazza. “Si, credo di aver conosciuto il signor de'Taddei... non saprei come definirlo, in quanto non ho rapporti particolari con lui, dunque evito di esprimere giudizi. Molti lo descrivono come un libertino.” Annuì. “Però so che i suoi affari sono in linea con quelli del regime di questa terra. Io invece sono una persona razionale, poco legato alla politica e per questo critico e disconosco le posizioni della Taddeus circa l'arte e la cultura.”
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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