Era un locale abbastanza grande, illuminato da una sola lampada che conferiva a quell'ambiente un che di vago, indefinito.
Le note del pianoforte, lente e velatamente malinconiche sembravano scivolare via tra i tavolino lucidi ed appena puliti, le bottiglie di liquore dietro il banco in una mensola a muro e l'odore di tabacco di cui ancora era intrisa l'aria.
“Buonasera...” disse il pianista a Gaynor “... spiacente, siamo chiusi...” senza smettere di suonare.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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