Capitolo III: La banda degli atei
“Ognuno crede in ciò che è, per questo taluni uomini non credono in nulla.”
(Alano da Lille)
La stanza era semibuia, illuminata a stento da una candela tremolante.
“Esigo risultati, non scuse.” Disse la figura voltata.
“Maestro...” mormorò l'uomo “... abbiamo fatto del nostro meglio... ma poi quella strana apparizione... era come un'ombra, un fantasma...”
“Incapaci...” fece la figura “... non esiste l'Aldilà, come possono allora contemplarsi spettri e demoni?”
“Forse...” intervenne la donna “... forse era qualcuno che conosceva bene i nostri piani, Maestro...”
“Chi dunque?” Chiese la figura.
“Nessuno l'ha visto...” l'uomo “... nessuno, Maestro... sappiamo solo che maneggiava una lama micidiale, rapida, silenziosa e capace di tagliare le nostre corazze...”
“Una lama?” Stupita la figura. “La spada... si, la spada del professor Nigros... ecco dov'è finita... trovate questo vostro fantasma, uccidetelo e portatemi la spada...” si voltò a fissare i due “... e stavolta cercate di non deludermi... il tempo è giunto... spoglieremo ogni Edificio Sacro delle sue opere d'arte... ed affameremo il Clero una volta per tutte... andate... e ricordate... la Chiesa è mia!” Urlò, per poi avvicinarsi alla candela che illuminò il suo volto coperto da una maschera. “E' mia! Mia!”
E Nyoko, tornata nella sua camera, udì un grido sordo ed agghiacciante che echeggiava nell'intero castello.
Un grido che non seppe riconoscere, ma che sembrava nascere dalle ombre della notte stessa.
Ed anche Filax miagolò spaventato.