Dacey si alzò e si preparò per uscire.
Bellissima nel suo abito verde che ne disegnava perfettamente la slanciata figura, lasciò la sua camera d'albergo ed uscì in strada, in una città già ampiamente destata per il nuovo giorno.
Dacey era una bellezza, a dispetto delle sue origini esotiche e dei suoi colori caldi, fredda, distaccata, a tratti persino austera ed indifferente.
Così almeno cercava di apparire, segnata da quel suo passato e perseguitata dai suoi fantasmi.
Prese a passeggiare per il corso, così adornato di negozi e botteghe, di palazzi dal gusto barocco e neoclassico, con le superbe guglie e le splendide cupole che svettavano oltre le dimore più alte.
Raggiunse il romantico lungolagno, scandito dal Ponte di San Marco con le sue arcate di gotiche fattezze, camminando tra le rinomate caffetterie di Piazza del Castello, sempre soggiorno di intellettuali e borghesi.
E qui, di nuovo, sentì parlare della grande inaugurazione di Palazzo dei Gigli che avrebbe segnato l'intera giornata, nonostante lo spiacevole episodio della sera prima.