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Vecchio 23-06-2016, 17.05.57   #182
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
La cappellina era invasa da una velata e misteriosa penombra che rendeva ogni cosa vaga e sfuggente, come se un incanto indugiasse nell'aria cupa di quella notte chiara di enigmatica Luna.
Un'unica arcata centrale fungeva da stacco tra la navatella ed il presbiterio, come un passaggio fino all'abside in cui dominava la statua della Divina Misericordia, con accanto, su un piedistallo laterale sormontato da una nicchia a volta e sorretta da due colonnine tortili in marmo bianco, la Sempre Vergine Maria Immacolata nell'atto di schiacciare il serpente.
Le due figure avanzavano silenziose come ombre e vaghe e furtive raggiunsero la nicchia di Santa Rita, dove scintillava al chiarore di poche candele un magnifico cesto di rose dai petali d'oro ai piedi della Santa.
“Diamine...” disse piano uno dei due lestofanti “... cosa se ne faranno mai i Santi di questi preziosi gingilli?”
“Già, cosa?” Fece l'altro.
“Te lo dico io...” mormorò il primo “... loro nulla, ma i chierici ingrasseranno parecchio con tali reliquie che di Sacro hanno ben poco.” Accennando un sorriso più simile ad un ghigno. “Su, portiamolo via. A Santa Rita poco importerà, visto, si narra, che in vita fece fiorire rose in pieno Inverno.” Con espressione blasfema.
Ad un tratto si udì un rumore.
“Ehi, cos'è stato?” Il secondo.
“Nulla, sono edifici vecchi e dunque scricchiolano.” Lo rassicurò il primo.
“Facciamo presto, non mi sento tranquillo...”
“Perchè mai?” Fissandolo torvo il primo furfante. “Temi forse che un Angelo scenda ad infilzarti?” Ridendo piano.
“Tu ci scherzi...” intimorito il secondo “... ma forse hai dimenticato quelle strane storie? Quelle inquietanti voci sul fantasma?”
“Che fantasma?” Borbottò il primo. “Ti sei bevuto il cervello?”
“Si dice” l'altro “che un fantasma si stato visto nella cattedrale... che si aggiri tra le navate per rubare l'anima dei peccatori...”
“Non essere idiota!” Lo rimproverò il primo. “I fantasmi sono come i Santi e la Madonna... invenzioni per gli allocchi come te. E poi hai scordato ciò che dice il Maestro? Sono tutte idiozie... tutte!”
“Già, il Maestro...” scuotendo il capo il secondo “... chi è poi quell'uomo? Te lo sei mai chiesto? Perchè non si fa mai vedere in faccia?”
“Che ti importa?” Seccato il primo. “Basta che paghi, no? Su, portiamo via queste rose d'oro da qui...”
“Si, facciamo presto...” preoccupato il secondo.
Ma di nuovo quel rumore.
“Di nuovo!” Voltandosi indietro il secondo.
All'improvviso si udì una risata, poi dei passi che echeggiavano nella breve navatella.
“Chi è là?” Gridò il secondo.
“Zitto, bestia!” Lo riprese il primo. “Vuoi farti scoprire?”
Ma ancora quella risata.
Poi un suono.
“Co... cos'è?” Balbettò il secondo furfante. “Un... un flauto?”
Allora un'ombra apparve nell'abside.
Un'ombra snella e leggera, tutta nera, simile ad uno spettro.
I due ladruncoli corsero via spaventati, arrampicandosi fino al tetto a capriata, da dove erano penetrati nella cappellina.
Ma l'ombra apparve loro davanti e per la paura il primo lestofante perse l'equilibrio e cadde di sotto.
Il secondo, allora, pietrificato per lo spavento si accasciò a terra tutto tremante.
“Non... non uccidermi...” piangendo per la paura “... abbi... abbi pietà...”
“No, non ti ucciderò...” avvicinandosi a lui l'ombra “... non stanotte...” con un tono che fece rabbrividire ancor più il furfante “... ma voglio sapere chi ti ha mandato... dimmelo.”
“Non lo so...” farfugliò l'uomo “... giuro che non lo so... si fa chiamare Maestro e vuole tutte le opere d'arte e preziose conservate nelle chiese... non so altro... lo giuro... non uccidermi...” in lacrime.
Chinò il capo per un istante, quasi rassegnato a morire e quando lo rialzò l'ombra non c'era più, svanita nel silenzio blasfemo di quella notte, come rapita dalla Luna che si era tinta di un rosso e purpureo alone.
Accanto a lui però il furfante notò qualcosa lasciato dall'ombra.
Un fiore.
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