“Inizialmente l'idea era quella...” disse Guisgard a Clio “... far partire il Fakera alla ricerca del Fiore Azzurro... un viaggio verso l'ignoto, in terre forse lontane, magari sconosciute e di certo pericolose... mandare lui come fosse una cavia... dopotutto cos'è un Fakera, se non una cavia... e nel frattempo io mi sarei seduto sul seggio ducale a governare Capomazda... a conti fatti era la soluzione, più logica...”
“Infatti, milord.” Annuì Affon.
“Ma non la più giusta.” Mormorò Guisgard.
“Ma, milord...” turbato Affon.
“Ti prego, amico mio...” Guisgard all'uomo anziano “... fa portare la colazione, ho fame... voglio focacce, biscotti, marmellata, latte e frutta.”
“Si, milord.” Annuì Affon.
“Ed ora invece cos'hai deciso?” Icarius. “Di uccidermi direttamente?”
“Vorrei tanto farlo...” Guisgard fissando prima lui e poi Clio “... ne ho una gran voglia... ma sarebbe sciocco... no, tu andrai a Capomazda e ti siederai sul seggio dei Taddei... tutti crederanno che sei me e finalmente i baroni smetteranno di cercare un nuovo duca... così saprò che il ducato è al sicuro... mentre io partirò per cercare il Fiore Azzurro...”
“No, milord!” Esclamò Affon.
“Lo so, non è logico, ma è giusto.” Guisgard. “Non posso affidare la mia vita, quella della mia stirpe e del mio ducato ad un Fakera... io sono Guisgard ed io devo trovare il Fiore Azzurro. Io devo vincere la Gioia dei Taddei. Io soltanto.”
Servirono la colazione e subito Guisgard si sedette a tavola, invitando anche Icarius e Clio a fare lo stesso.
“Buon appetito.” Ridendo Guisgard.