Discussione: Le Florealiche
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Vecchio 01-06-2016, 21.05.07   #3819
Clio
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Clio sarà presto famosoClio sarà presto famoso
Avrei voluto prendermi più tempo, osservarlo non vista mentre era steso sulla panchina.
Ma avevo solo pochi minuti.
Pochi minuti che potevano sconvolgere la mia intera esistenza.
E la sorte del ducato.
Quanta responsabilità nelle mie mani indegne.
Poi si voltò, si alzò e mi illuminai.
Subito mi sentii meglio, mi sentii serena, ma fu solo un momento.
Quella domanda, quello sguardo, mi ricordarono le emozioni delle ultime ore.
Ore, erano passate soltanto ore, eppure erano riuscite a turbarmi a tal punto?
Sì, perché mi sembrava fossero passati secoli, più che in quella notte lunga dieci anni.
Mi sentivo fragile, colpevole, indegna.
Sostenere quello sguardo cristallino era davvero difficile.
Mi avvicinai a lui, per poter parlare piano, mi dicevo.
La verità era che volevo stargli vicino, che avevo bisogno di stargli vicino.
"Io.." sussurrai, titubante, senza riuscire a sostenere il suo sguardo.
La voce non era né ferma né sicura, ma incerta e tremante.
Non volevo mentirgli, ma nemmeno potevo raccontargli ogni cosa.
"A cena.." mormorai piano, alzando timidamente gli occhi su di lui.
Occhi lucidi, velati di tristezza.
Avevo paura, paura che gli succedesse qualcosa a causa mia, paura di perderlo, ma soprattutto paura che mi cacciasse via.
Perché mi sentivo così? Non era successo niente, non dovevo rendere conto a nessuno.
Eppure mi sentivo in colpa, terribilmente in colpa.
Perché quel bacio era stato capace di ammaliarmi, emozionarmi scuotermi nel profondo come mai era avvenuto.
Eppure ora sei qui, no?
Vero, ero lì, e non avevo pensato nemmeno per un istante di abbandonare Icarius.
Nel buio della cella, i miei occhi incontrarono i suoi, e fu davvero troppo.
Quando sentii le lacrime affiorare, quando mi resi conto di stare per crollare, lo abbracciai.
Lo strinsi forte a me, rifugiandomi tra le sue braccia, mentre nascondevo il viso contro la sua spalla.
Avevo un dannato bisogno di quell'abbraccio, di sapere che lui era lì, che stava bene.
Che era lì con me.
Le mie forze venivano meno ora, avevo bisogno di lui, del suo sostegno, quella era una battaglia che non ero preparata a combattere.
Mi sentivo debole, e fragile, mentre le lacrime cominciavano a rigarmi silenziosamente le guance, nascoste dalla sua spalla.
Lui era tutto ciò che poteva salvarmi... o dannarmi definitivamente.
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