Cittadino di Camelot
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Oggi, 30 Maggio Anno del Signore 1431
Il testo della Canzone raccoglie molti degli elementi caratterizzanti la vicenda umana di Giovanna d'Arco, dalle visioni alle "voci", dalla scelta di armarsi alla consapevolezza di avere una missione da compiere. Una missione che costerà la vita alla contadina lorenese, al termine di un processo in cui i massimi teologi del tempo furono mobilitati per dichiararla eretica.
La fama di Giovanna vergine combattente, già alta durante la sua vita, fu tutt'altro che offuscata dalla fine riservatale, con la quale la supremazia inglese intendeva scoraggiare ogni dissenso: eroina popolare, appena l'influenza inglese sulla Francia iniziò a scemare fu riabilitata da un successivo processo (1456) e poi, al termine di una vicenda in cui il piano religioso si è intrecciato spesso a quello delle istanze e delle rivendicazioni nazionaliste (gli intenti anti-inglesi con cui il nazionalismo francese si impossessò della sua figura sono evidenti), prima beatificata (1909) e poi dichiarata santa (1920).
Come succede spesso per le figure storiche su cui nascono dicerie e leggende, versioni dei fatti secondo le quali Giovanna sarebbe in un modo o nell'altro sfuggita al rogo sono sopravvissute ai secoli. "...Forse è andata sposa, o a una crociata, o ha continuato con altro nome a sterminare inglesi..." (M.L. Spaziani, Giovanna d'Arco, romanzo popolare in sei canti in ottave e un epilogo, 1990).
Taliesin, il Bardo
GIOVANNA D’ARCO di Angelo Branduardi
“L'angelo Michele, primo,ti parlò
la seconda voce fu di Margherita,
quando Caterina, infine, ti chiamò
scese un'ombra d'oro sopra ia tua vita.
Non ascoltare, aspetta
non ascoltare più,
piede che sfiora l'erba
più non ritornerà,
ma la tua gola ride
solo mon Dieu, mon Roi
Cantano le voci chiuse dentro te:
"Una contadina darà il trono a un re!"
Una spada, un elmo ed un cavallo avrai,
i capelli a ciocche taglierai leggera,
poi tutta di ferro ti rivestirai
sul fianchi di giglio, sulla croce nera.
Il fumo, il sangue, il fango
l'alba li accenderà,
al fuoco, al fuoco, brucia!
Che cosa brucerà?
Il bosco sta bruciando,
brucia la verità.
Cantano feroci chiuse dentro te:
"Una contadina ha dato il trono a un re!"
Angelo Branduardi “Domenica e Lunedì” 1994
Giovanna d'Arco è, da sempre quindi, uno dei simboli delle "virtù guerriere" unite a quelle "cristiane", l'indomita vergine che combatte e che muore in nome della fede. In questo senso, è del tutto ovvio che sia stata scelta come simbolo dai movimenti più retrivi, non ultimo il Front National di Jean-Marie Le Pen (che il 1° maggio la "festeggia" in contrapposizione alla festa dei lavoratori). La canzone di Fabrizio è invece, al tempo stesso, l'umanizzazione e la smitizzazione di Giovanna d'Arco; sul rogo è per la prima volta nella sua vita una donna, e con il fuoco consuma quasi un amplesso. Perde la sua verginità di guerriera trasformandosi all'ultimo momento in carne, in essere umano.
Taliesin, il Bardo
GIOVANNA D’ARCO di Fabrizio De André
“Attraverso il buio Giovanna d'Arco
precedeva le fiamme cavalcando
nessuna luna per la corazza ed il manto
nessun uomo nella sua fumosa notte al suo fianco.
Sono stanca della guerra ormai
al lavoro di un tempo tornerei
a un vestito da sposa o a qualcosa di bianco
per nascondere questa mia vocazione al trionfo ed al pianto.
Son parole le tue che volevo ascoltare
ti ho spiato ogni giorno cavalcare
e a sentirti così ora so cosa voglio
vincere un'eroina così fredda, abbracciarne l'orgoglio.
E chi sei tu lei disse divertendosi al gioco,
chi sei tu che mi parli così senza riguardo,
veramente stai parlando col fuoco
e amo la tua solitudine, amo il tuo sguardo.
E se tu sei il fuoco raffreddati un poco,
le tue mani ora avranno da tenere qualcosa,
e tacendo gli si arrampicò dentro
ad offrirgli il suo modo migliore di essere sposa.
E nel profondo del suo cuore rovente
lui prese ad avvolgere Giovanna d'Arco
e là in alto e davanti alla gente
lui appese le ceneri inutili del suo abito bianco.
E fu dal profondo del suo cuore rovente
che lui prese Giovanna e la colpì nel segno
e lei capì chiaramente
che se lui era il fuoca lei doveva essere il legno.
Ho visto la smorfia del suo dolore,
ho visto la gloria nel suo sguardo raggiante
anche io vorrei luce ed amore
ma se arriva deve essere sempre così crudele e accecante.”
Fabrizio De André – “Canzoni” 1974
Taliesin, il Bardo
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"Io mi dico è stato meglio lasciarci, che non esserci mai incontrati." (Giugno '73 - Faber)
Ultima modifica di Taliesin : 30-05-2016 alle ore 15.13.12.
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