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Vecchio 23-05-2016, 12.09.00   #4
Taliesin
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FIRENZE, 23 maggio A.D. 1498: GIROLAMO SAVONAROLA.

La mattina del 23 maggio 1498 Piazza della Signoria ed il centro storico tutto di Firenze era come invasi da una fitta coltre di fuliggine, dove il crepitio degli arbusti secchi stroncava le grida di un Uomo che doveva già essere morto, ma la cui voce tuonante sembrava ancora predicare mentre le fiamme impietose decomponevano il suo corpo. Quell’uomo era Girolamo Savonarola.

Il frate domenicano, originario di Ferrara, fu impiccato e poi arso sul rogo a Firenze insieme ai confratelli Domenico e Silvestro, con l’accusa di eresia. Fu l’ultimo atto di un’esistenza passata a perseguire la corruzione dei costumi.
Nato da una famiglia di origini nobili il 21 settembre 1452, Savonarola da piccolo fu orientato agli studi di Medicina che ben presto lasciò per diventare frate domenicano.

Predicatore e fustigatore

Nel 1482 conquistò i fiorentini con le sue prediche appassionate. I suoi seguaci si organizzarono nella setta penitenziale dei “piagnoni” (così chiamati per le lacrime versate durante i sermoni di Savonarola). Fustigatore di corruzione e decadenza della Chiesa, predicava la penitenza come sola via di salvezza. Contrario a ogni lusso, che riteneva fonte di depravazione, faceva processare chi giudicava dissoluto, organizzando “roghi delle vanità”, cioè di opere d’arte, libri e strumenti musicali. nella Chiesa e nella società.
Personaggio complesso e discusso, si oppose ai Medici, signori di Firenze, sostenendo la breve esperienza della repubblica di Pier Antonio Soderini.

Contro la Chiesa dei Borgia

Al tempo la Chiesa Cattolica attraversava un momento di estrema decadenza. Sotto la guida di Alessandro VI, pontefice dal 1492 al 1503, aveva toccato il fondo. Lo spagnolo Alessandro VI, al secolo Rodrigo de Borja (italianizzato in Borgia), dopo essersi comprato il conclave aveva trasformato Roma in una città-bordello che poi Lutero paragonò a Sodoma.
Il critico più aspro di tale degenerazione fu proprio Savonarola, che verso la Chiesa di allora non usava perifrasi: “Nella lussuria ti sei fatta meretrice sfacciata, tu sei peggio che bestia, tu sei mostro abominevole”.

La vendetta di Borgia

Alessandro VI prima lasciò dire, poi definì le tesi di Girolamo una “perniciosa dottrina, con scandalo e iattura delle anime semplici”. E poiché le anime vanno tutelate, finì che il frate ribelle fu scomunicato. Va precisato che Alessandro VI non si sporcava mai personalmente le mani di sangue: lasciava che lo facessero altri. In primis suo figlio Cesare, detto il Valentino, nominato cardinale nel 1493 e spretato nel 1497. Nel caso di Savonarola, lasciò carta bianca ai fiorentini.

Al rogo

Nel 1498 fu catturato dai fiorentini che chiedevano il ritorno dei Medici e processato, impiccato e arso sul rogo proprio il 23 maggio. Quella giornata è rievocata in un celebre dipinto, intitolato Supplizio del Savonarola in piazza della Signoria, di poco successivo, che per alcuni aspetti è una "foto" di un'esecuzione capitale del Rinascimento.
Prima dell’esecuzione Savonarola fu sconsacrato sulla ringhiera dei Signori (davanti a Palazzo dei Priori, oggi Palazzo Vecchio) davanti a dove erano riuniti i commissari apostolici nominati da papa Alessandro VI.

La condanna a morte fu eseguita mediante impiccagione. Il rogo fu acceso in un secondo tempo per distruggere le spoglie del frate ed evitare che fossero venerate. La forca innalzata per impiccare Savonarola e i suoi aveva l’aspetto di una croce e una serie di catene di ferro reggevano i corpi per evitare che cadessero durante il rogo.
Le ceneri furono poi disperse in Arno da Ponte Vecchio.

Taliesin, il Bardo
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"Io mi dico è stato meglio lasciarci, che non esserci mai incontrati." (Giugno '73 - Faber)
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