“Tracce di bambini.” Disse Ehiss a Dacey. “Queste dobbiamo cercare.”
E penetrarono ancor più nel cuore del bosco, che sembrava quasi aprirsi per accoglierli e poi richiudersi alle loro spalle per avvolgerli.
Cominciò allora a piovere ed il cavaliere si tolse il mantello, usandolo poi per riparare se stesso e la ragazza dall'acqua.
“Stringetevi a me o vi bagnerete...” mormorò alla zingara.
Un vago sibilo attraversava i frondosi rami degli alberi che, come antichi soldati fermi lì per un remoto incantesimo, parevano essere i primordiali guardiani di quelle lande.
Tutto sembrava intriso di qualcosa di sconosciuto, inquieto, innaturale.
Faggi, pioppi, pini, castagni, querce, meli ed olmi racchiudevano quello spazio bucolico e lussureggiante, forse alieno da conoscenze umane.
Quel bosco più i due avanzavano più si mostrava quasi incantato.
“Comincia a far buio...” Ehiss fermandosi con Dacey sotto un albero “... tra non molto sarà sera... se davvero i bambini sono arrivati fin qui si saranno di certo persi... è come un infinito labirinto questo bosco... sarà meglio tornare indietro... torneremo domani...”
Rifecero così il cammino a ritroso.
Ma alla fine, incredibilmente, si ritrovarono nello stesso punto di prima.
“Che stranezza...” il cavaliere “... forse abbiamo imboccato il sentiero sbagliato...”
Rifecero il cammino per tornare indietro, ma di nuovo si ritrovarono al punto di prima, nel cuore sconosciuto del bosco e lontani dalla città.
Ehiss comprese che non poteva essere un caso.