Vi era un buio screziato di un vago e rosato pallore, poiché il cielo si accingeva ormai ad accogliere la nuova alba del giorno nascente.
E quando il Sole apparve tra le frastagliate montagne che scendevano a strapiombo sul mare, la sua luce inondò la pianura ed un superbo spettacolo si presentò ad Altea che fissava il tutto dalla carrozza.
Al sibilo del vento tra i flauti di canna che risuonava tra il mormorio delle onde contro le scogliere, una fantasmagoria di figure danzanti prese a muoversi silenziosa tra i robusti bastioni e le consumate merlature del castello, simile ad una folla mista e festosa che celebrava un baccanale di pagana memoria.
Ed il maniero, maestoso, imponente e tuttavia austero, come un gigante fino ad un istante prima assopito, parve destarsi da un sonno secolare.
Il portone si aprì e la carrozza penetrò al suo interno, attraversando un robusto architrave di granito ormai corroso dal tempo e dalle intemperie.
La vettura allora si arrestò nel cortile quadrangolare e Tintus scese, aiutando poi Altea a fare altrettanto.
E appena messo piede a terra, la nobile dama avvertì un profondo senso di angoscia e solitudine.