"Lodatelo con tamburelli e danze,
lodatelo sulle corde e con i flauti.
Lodatelo con cimbali sonori,
lodatelo con cimbali squillanti.
Ogni vivente dia lode al Signore.
Alleluia"
(Salmo 150)
Avator e Giaccos restarono muti, come sull'orlo della follia davanti a quell'incredibile scena.
Perchè la follia giunge per il troppo dolore o l'irrefrenabile felicità.
E tale fu la felicità quando compresero che davanti ai loro occhi non vi era un miraggio, né un'illusione e neanche una visione.
Cramelide era viva ed era tornata.
Era dunque salva.
In un attimo le strade si riempirono della più variegata umanità.
Chi cantava, chi gridava felice, che piangeva, chi rideva e chi pregava ringraziando Dio.
Una calca immane circondò il corteo dei giovani e del cavaliere con la ragazza ed il suo scudiero.
Tutti si ammassavano nel tentativo di avvicinarsi e di toccarlo ed i più lontani anche solo di vederlo.
Forse per comprendere chi fosse davvero quel cavaliere.
Ammesso lo fosse davvero, molti si chiedevano in quel festoso delirio.
Un uomo poteva mai aver computo tale impresa?
Un'impresa negata ed ignota a tanti cuori umani che avevano pulsato da così tanti secoli, da sembrare solo frutto dell'ingegno di un poeta o dell'incanto del demonio?
Ma forse quell'impresa era davvero tutto ciò, visto che sarà cantata da poeti come monito a tutti gli uomini e verrà ricordata eternamente dal demonio come segno e vanto della potenza Taddeide su tutte le forze del male.
Era dunque un cavaliere?
Un uomo mortale come tanti?
Chi era allora l'artefice di tanto eroismo?
Così tra la folla si cominciò a gridare al miracolo.
Qualcuno credeva che sotto la bardatura di quell'uomo vi fosse il mitico Re Scorpione redivivo, che già secoli prima aveva liberato quelle terre imponendo su di esse la civiltà.
Altri persino il nome dell'Arcangelo Michele inneggiarono, convinti che fosse lui a celarsi sotto le umane fattezze di quel cavaliere.
Ma Ardea era un uomo.
Si, perchè solo un uomo poteva guardare così una donna.
E lui, nonostante la gloria terrena e la fama immortale tra i suoi simili che quell'impresa gli stava donando, non aveva in realtà altro sguardo e altro interesse se non per la bellissima Cramelide che si stringeva sul suo petto intimorita e commossa per la felicità che il popolo liberava attorno a loro.
Alla finestra allora, davanti a tutto ciò, Avator e Giaccos si abbracciarono e piansero ognuno nelle braccia dell'altro.
E restarono così tutto il tempo, fino a quando il cavaliere arrivò davanti al portone del castello, con il popolo tutto ai suoi piedi.
A quel punto Avator, sorretto da Giaccos, tanta erano infatti le felicità e la commozione che gli impedivano quasi di camminare, uscì dal castello.
“Milord...” disse Ardea scendendo con Cramelide dalla sella del fido Arante “... ho liberato vostra figlia e la vostra terra in nome del duca Taddeo e per Grazia di Dio.”
Avator allora si staccò da suo figlio ed avanzò verso il cavaliere e la giovane.
E la strinse forte.
Poi si inginocchiò davanti ad Ardea.
“No, milord...” alzandolo da terra il cavaliere “... solo davanti a Dio bisogna prostrarsi.”
Allora commosso Avator abbracciò con vigore il Taddeide, tra l'esultanza di tutto il popolo di Acerna.