A quelle parole di Dacey, il cavaliere rise.
“Impudente di una ragazza.” Disse Pepino alla gitana. “Sai che non puoi rivolgere domande ad un cavaliere? Cosa credi? Di essere alla pari della nobiltà?” Scuotendo il capo.
“Oh, lasciatela stare...” divertito il cavaliere “... adoro la sincerità e la spontaneità. Soprattutto se vengono da una donna. Mi hanno seccato le dame di corte, impettite, sofisticate, annoiate e spesso insoddisfatte.” Sorridendo. “E poi se avessi voluto immergermi nell'etichetta di corte sarei rimasto dov'ero, o al massimo giunto qui mi sarei diretto al Palazzo Ducale.” Sistemando la sella del suo destriero.
“Si, ma le ragazze di oggi le trovo maleducate.” Fece Pepino.
“Entusiaste e schiette le giudicherei invece io.” Replicò il cavaliere. “Avanti, non mi direte che amate davvero la nobiltà? Nessuno che non vi appartiene la ama. Anzi, sono convinto che anche sui cavalieri non avete certo una buona opinione.”
“Oh, sbagliate, ser.” Ridacchiando Pepino. “Col dovuto rispetto, s'intende. Io credo che i cavalieri siano gli ultimi veri uomini rimasti a questo mondo.”
“Ma?” Fissandolo il nuovo arrivato. “Avanti, c'è sempre un ma.”
“Ma talvolta li giudico...” mormorò l'ometto “... come dire? Fannulloni, ecco.”
“Su questo sono d'accordo.” Con una risata il cavaliere. “Quanto al mio nome...” guardando poi Dacey “... beh, da piccolo sognavo di diventare Lancillotto, ma ahimè non ho mai trovato Ginevra. Ho poi sperato di imbattermi nel filtro magico come quello di Tristano, ma ho scoperto presto che per disinibire una Isotta basta un buon vino rosso. Sfortunatamente non ho mai incontrato una Armida che mi soggiogasse con le sue arti magiche in modo da farmi sentire Rinaldo e dunque alla fine non mi resta che essere me stesso.”
“Eh, voi siete un buontempone, ser!” Ridendo Pepino.
“Comunque il mio nome è Ehiss.” Il cavaliere a Dacey.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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