Dopo qualche istante l'atmosfera a tavola sembrava un minimo rasserenata.
Rovolin diede ordine di servire la cena e cominciarono a mangiare.
“Comunque” disse Rovolin rompendo il silenzio che era sceso su quella tavola “immagino che il vostro viaggio abbia raccolto qualche informazione, giusto?”
“Si, milord...” annuì Avevola.
“Ebbene?” Fissandolo Rovolin.
“Ecco, in verità...” posando le posate il Ciambellano, per poi indicare con lo sguardo Clio e Gwen “... non se sia il caso di parlarne ora, mio signore...”
“Ma certo.” Bevendo Rovolin. “Lady Clio è il capitano dei miei fedeli soldati, mentre madamigella Gwen appartiene ad una famiglia di cui mi fido ciecamente, avendo da sempre appoggiato la mia nomina ad Arciduca. Parlate dunque.”
“Si, milord...” annuì Avevola “... ebbene, da quanto abbiamo raccolto io, messer Pietro e Padre Bravo, sembra emergere un quadro abbastanza chiaro... si può riassumere l'intera questione attraverso tre possibilità... tre teorie...”
“Tre teorie?” Ripetè Rovolin.
“Esattamente, milord.” Disse il parroco.
“Alla faccia del sunto...” indifferente Reddas.
“Dunque?” Impaziente Rovolin.
“Ecco...” mormorò Avevola “... la morte di vostro zio l'Arciduca potrebbe essere stata causata forse da un morbo... una malattia, ecco...”
“Malattia?” Fissandolo Rovolin.
“Si...” intervenne Pietro “... un qualche oscuro morbo di cui si sia ammalato l'Arciduca...”
“Ed i suoi predecessori?” Stupito Rovolin. “Tutti malati? E solo loro? Fra tutti i nobili, i borghesi ed i plebei di Capomazda, solo loro hanno contratto questo morbo?”
“Forse si trattava di una qualche malattia ereditaria...” Avevola.
“Questa poi!” Esclamò sarcastico Rovolin. “Una malattia ereditaria che coglie solo i maschi della famiglia? Guarda caso tutti sposati? Mi prendete in giro, vero?”
“Mai, milord...” disse Avevola.
“E allora basta!” Alterato Rovolin. “Vi ho incaricato di scoprire la verità, non di raccogliere sciocchezze!”
Reddas scosse il capo, per poi bere.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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