“Oh, non temete...” disse Rovolin a Gwen “... mio cugino è un uomo spiccio, essenzialmente pratico e non voleva certo mancare di rispetto a voi, care signore.” Guardando poi anche Clio, mentre Reddas appariva indifferente. “E voi, capitano... non è il caso di prendervela così...” sorridendo l'aspirante duca “... ovvio che noi tutti abbiamo la massima fiducia nella Guardia Ducale, ci mancherebbe.”
“Un'altra velata minaccia” intervenne Reddas con i suoi occhi di ghiaccio in quelli di Clio “e ne risponderete a me... non siamo nell'antica Roma” quasi scimmiottando la passione per la classicità del biondo militare “dove i pretoriani facevano il bello e cattivo tempo. Non siete Galba, né Otone e neanche Vitellio. E ancor meno Vespasiano. Il vostro compito è difendere il sangue dei Taddei, come quello che scorre nelle vene di lord Rovolin ed in quelle di mia madre. Perciò vi consiglio caldamente di dedicarvi ad eventuali nemici, in modo da poter difendere questa corte meglio di quanto non siate riuscita a fare con lord Anione.” Con sguardo di sfida.
“Signori, vi prego...” fece Pietro il cortigiano “... è un momento difficile e la situazione è delicata, non rendiamola dunque insostenibile. Dobbiamo essere uniti e dare quanto prima un nuovo duca a Capomazda.”
“Si.” Annuì Padre Bravo.
"Comunque ser Reddas dice il vero riguardo all'antica Roma..." ridendo Avevola, col chiaro intento di alleggerire la tensione "... se nella selva di Teutoburgo ci fossero stati i cavalieri Capomazdesi al posto dei legionari romani di certo i barbari germani non avrebbero vinto... non trovate, milord?"
"Verissimo, amico mio." Divertito Rovolin.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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