Discussione: Ardea de'Taddei
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Vecchio 21-03-2016, 17.07.31   #354
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
"Si alzò un bagliore d'incendio, fra l'orrore di tutti: non voleva lasciare nulla di vivo, il Nemico volante per l'aria."

(Beowulf, XXXIII)



Ardea entrò nel piccolo antro e si calò attraverso uno stretto cunicolo, fino a raggiungere il ventre di quel luogo di pietre, fiamme e fetore.
E per proteggersi da quella malsana aria, il cavaliere strappò un lembo del suo mantello e se lo legò attorno al naso ed alla bocca.
Così prese ad avanzare, seguendo la forma della cavità davanti a lui.
“Quando avrò ucciso i fanciulli” disse di nuovo la terrificante voce udita prima “e spolpato le carni della ragazza, allora carbonizzerò la tua corazza, fino a far bollire le tue membra, fino a farle aprire.”
Ardea però non rispose nulla e continuò ad avanzare.
E più avanzava, più sentiva l'aria divenire irrespirabile ed un intenso calore avvolgere la sua corazza.
Attraversata infine la cavità, il cavaliere, affacciandosi da un basso spuntone roccioso, vide una terribile scena davanti a sé.
Una palude di acqua bollente e rocce fuse, da cui si levavano fumi incandescenti e vapori pestilenziali, circondava un basso banco di pietra vulcanica sul quale erano aggrovigliati fra loro per lo spavento e l'orrore i fanciulli portati lì come tributo al drago.
E poco più in alto, incatenata ad un blocco di pietra, stava Cramelide, come assopita e stordita per gli effetti di quell'aria pestilenziale, simile ad una vergine offerta al Minotauro.
E nel vedere ciò, Ardea sentì il sangue gelare nelle vene.
Ma all'improvviso l'acqua della palude infuocata cominciò a scuotersi, come se tutto intorno vibrasse intensamente.
I fanciulli, allora, accortisi di ciò, iniziarono a gridare e a stringersi ancor di più gli uni agli altri.
Il Taddeide comprese che la bestia aveva avvertito l'odore del suo sangue.
Prese così il suo laccio e lanciò la cima verso il blocco su cui era incatenata Cramelide.
E si issò poi su, fino a raggiungere la ragazza.
“Cramelide...” chinandosi su di lei, cercando di destarla da quella veglia innaturale “... Cramelide, mi senti?” La ragazza aprì gli occhi chiari, arrossati per le esalazioni di quel luogo fetido. “Cramelide... svegliati...” accarezzando il bellissimo viso di lei “... Cramelide, sono io, Ardea...”
“Ar... Ardea...” sussurrò lei.
“Amore mio, ascoltami...” togliendosi il mantello lui ed adagiandolo poi sotto il capo di lei “... non abbiamo molto tempo...” le pietre tutt'intorno infatti vibravano sempre più “... devi essere forte e coraggiosa...”
“Ardea...” mormorò lei.
“Ora ascoltami bene...” fece lui “... chiudi gli occhi... e qualunque cosa sentirai, per terribile e terrificante che sia, qualunque cosa avvertirai accadere intorno a te, ti prego, non aprirli... non aprirli fino a quando non sentirai di nuovo la mia voce che ti dirà di farlo... lo farai, Amore mio?”
“Si... Ardea...” annuì lei.
Lui sorrise ed accarezzò ancora il bellissimo volto della giovane donna.
Restò a fissarla per un altro istante, come a voler imprimere quel meraviglioso viso nella sua mente.
Un attimo dopo si alzò e si voltò verso la palude incandescente, in attesa di vedere spuntare il terribile drago.
Ed infatti, un momento dopo, dalle acque di quella palude, il cavaliere vide alzarsi un'onda infuocata e da essa poi spuntare qualcosa di gigantesco.
Un terrificante ed abominevole drago prese forma tra le vampate ardenti e i vapori bollenti.
Grosso più di qualsiasi altro animale conosciuto, con la pelle ricoperta da squame lucidissime e taglienti, leggere ed ampie ali da pipistrello, zampe con artigli affilatissimi ed una lunga coda che si muoveva simile ad un infernale serpente.
Grosse squame si aprivano per tutto il lungo collo, la schiena, fino all'estremità della coda.
Ma ciò che più sconvolgeva era la grande testa, dalle fauci spalancate e le zanne come forgiate in quelle fiamme devastanti, mentre due occhi malvagi, simili a quelli di un rettile, tradivano tutta la ferocia e l'odio che animavano quella belva.
E liberatosi dalle acque della palude, il terrificante drago si abbandonò ad un indescrivibile ruggito che fece tremare e scricchiolare le rocce tutt'intorno.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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