Discussione: Ardea de'Taddei
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Vecchio 10-03-2016, 18.01.56   #346
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
"Attento, è notte e un demone ci insegue lungo la strada!"

(Antica canzone Provenzale)



Una fitta umidità era calata attorno alla sponda del Lagno, rendendo il paesaggio vago, mutevole e sinistramente enigmatico.
La barca galleggiava silenziosa su quello specchio d'acqua putrido, con le leggere increspature che facevano oscillare quella vecchia imbarcazione.
Seduto su di essa vi stava una figura alta, magra, dal volto incanutito e la postura curva, avvolta in un lungo mantello consumato.
Aveva lunghi capelli grigi ed una folta barba bianca che ne celava non solo i lineamenti, ma anche l'espressione.
Solo il suo sguardo, animato da due profondi e penetranti occhi scuri, pareva tradire l'umore di quell'individuo, misto tra l'austero ed il distante.
Appena Ardea e Biago si avvicinarono, senza dire nulla il nocchiero allungò la mano scarna e rugosa.
“Portateci dall'altra parte...” disse il Taddeide, lasciando una moneta sul palmo del vecchio.
E questi, senza proferire parole, portò la moneta alla bocca e la mordicchio, per accertarsi che fosse autentica.
Scese allora sulla sponda fangosa e spinse in acqua la barca, che per metà era ferma sull'argine.
Era quella un'imbarcazione lunga ed ampia, al punto che oltre i due passeggeri permetteva al barcaiolo di far salire a bordo anche i loro due cavalli.
Poco dopo la barca cominciò a scivolare sulle melmose e silenziose acque del lagno.
E più avanzava, più le tenebre intorno a loro si infittivano.
Come se quel viaggio li stesse facendo scendere nell'Oltretomba.
“Vi troveremo al nostro ritorno?” Chiese Ardea. “Per tornare sulla sponda dalla quale siamo giunti?”
E il nocchiero, per tutta risposta, si abbandonò ad una stridente risata.
Attorno alla sponda che avevano appena lasciato si potevano vedere fitte fila di alberi, i cui rami, come mani che tendevano verso il Cielo, quasi ad implorare pietà ed aiuto, parevano intrecciarsi ed erigere un muro volto a cancellare ciò che si vedeva.
Come se quello fosse un confine tra due mondi.
E quando la sponda svanì nell'oscurità e nella foschia, solo allora si iniziò ad intravedere quella opposta, quasi che non fosse permesso vederle contemporaneamente.
La barca raggiunse infine una piccola insenatura di quell'argine e lì ormeggiò.
“Volete essere pagato prima anche per il viaggio di ritorno?” Ardea al barcaiolo e con in mano un'altra moneta.
Ma il nocchiero scosse il capo, per poi far cenno ai due passeggeri di scendere insieme ai loro cavalli.
E lasciati i due con i loro cavalli, il vecchio rimise il remo in acqua e tornò a scorrere silenzioso sulla tenue corrente del Lagno, fino a svanire, come uno spettro, nel buio circostante e nel silenzio della foschia.
Il cavaliere ed il suo scudiero, così, si voltarono verso l'interno della sponda, ritrovandosi ai limiti di una fitta ed oscura foresta.
E nell'osservarla, i due compagni sentirono una profonda angoscia ed un'innaturale paura scendere nei loro animi.
“Andiamo, Biago...” mormorò Ardea, dopo essere salito in sella al fedele Arante.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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