Discussione: Ardea de'Taddei
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Vecchio 07-03-2016, 16.37.06   #343
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
“Con il dilagare dell'oscurità, alcune specie si dileguarono e altre ne presero il posto, il cambio del turno nella struttura del mondo.”

(John Steinbeck, Le gesta di Re Artù e dei suoi nobili cavalieri)



La notte.
Profonda, enigmatica, inaccessibile.
Attraversata dal silenzio e dalle tenebre, dimora di spettri e demoni, di debolezze, paure e tentazioni.
La città sembrava sprofondata in un sonno innaturale, in balia della vastità del bosco, spettrale e ancestrale, che l'avvolgeva come un mare sterminato ed informe fino tutt'intorno le sue antiche mura.
E in quel mondo incantato e remoto due figure, animate dal vago pallore lunare, si muovevano guardinghe e furtive mentre attraversavano le mura da una porta laterale e poco sorvegliata.
In un attimo sembrarono così lasciare il mondo dei vivi per quello dei morti.
La porta si richiuse alle loro spalle e non vi fu altro intorno a loro che quel bosco abissale e assoluto.
Ardea si segnò tre volte e segnò allo stesso modo il suo fedele Arante.
Poi, con Biago si incamminarono in quel mondo primordiale e misterioso.
Raggiunsero il corso del Lago, che dalla notte dei tempi attraversa queste lande e sulle cui acque è giunta la civiltà, fino poi a risalirlo cavalcando parallelamente al suo fangoso argine.
Solo la Luna illuminava con lo suo magico ed incantato alone il loro cammino, quasi fosse l'unica alleata che avessero in quella notte.
E nell'attraversare quei tratti, al cavaliere ed al suo scudiero parve di oltrepassare un modo stregato, in cui antiche ed innaturali forze vi si trovavano.
Versi, urli, grugniti, echi, sibili e altri suoni sinistri lambivano la spettrale atmosfera di quel luogo.
Fino a quando arrivati ad un piccolo ponticello in rovina, sospeso tra le due sponde del Lagno, varcandolo una alla volta dall'altra parte vi trovarono un barcaiolo.
Ed egli pareva quasi attenderli.
“Ci porterà dall'altra parte...” disse Ardea a Biago.
“Cosa ci sarà dall'altra parte?” Chiese titubante Biago.
“La morte.” Rispose il cavaliere.
“La morte?” Ripetè lo scudiero.
“Si...” annuì il Taddeide “... la nostra o quella dell'orrore che da troppo tempo dimora in queste terre...”
Fece poi un cenno col capo a Biago e i due si avvicinarono al barcaiolo.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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