Il cavaliere e la mercenaria, in quell'appassionato amplesso di giochi, gemiti e grida, scoprirono insieme il morbido e caldo corpo di Clio.
Ardente ed accogliente, non aveva mai conosciuto l'amore e così, acerbo di estasi e passione, come un fiore si aprì pian piano alla virilità di Guisgard, che impetuoso ma dolce assaporò la calda brina che bagnava ognuno dei suoi petali.
E se dal principio la ragazza fu sottomessa e timida, poco a poco si fece più audace, più ardita e desiderosa di sconvolgere il corpo del suo amante, con carezze e giochi che la spinsero a conoscere un mondo nuovo, a lei sconosciuto, ma del quale da ora in poi non avrebbe più potuto fare a meno.
Era viva fra le braccia di quell'uomo.
Era sedotta, dominata, soddisfatta, estasiata.
Più e più volte.
Come uno strumento tesissimo vibrava alla mercé dell'indomito cavaliere, che ben dimostrava come la sua forza ed abilità non erano solo limitate alla lizza in cui giostrava.
Amò Clio con la furia e l'impeto della sua passionalità, facendo morire più e più volte la bionda mercenaria fra gemiti e grida di profondo piacere.
Ed infine, quando ormai l'imbrunire cominciò a velare il bosco, i due amanti caddero stremati su quell'erba umida della loro travolgente passione.