Il mio sguardo era attento, lucido, colmo di rabbia nascosta ed invisibile.
Come invisibile era la battaglia che si combatteva dentro di me.
Una battaglia che sembrava infinita ma in cui c'era un'unica certezza.
Chiunque avesse vinto, io ne sarei uscita sconfitta.
Non avevo tempo ora, dovevo gustarmi l'ultimo scontro.
Tifare per Fagian mi disgustava, ma non potevo certo tifare per lui.
Lila tifava per lui, Lila aveva nascosto nel corsetto un pegno per lui, che si portava dietro ogni volta, sognando di essere lei la sua madrina. E ogni volta era invisibile.
Perfino oggi.
La mano per un momento lo sfiorò quel pegno.
Perché diavolo lo avevo portato dietro?
Credevo forse che oggi mi avrebbe visto?
Mi importava?
Dovevo gettarlo, via lontano, insieme a quell'insulso sentimento che non ne voleva sapere di abbandonarmi.
No, Clio non avrebbe mai tifato per lui.
Non per l'uomo che aveva spezzato il cuore alla sua Lila.
Tifare il maresciallo mi disgustava, ma non avevo altra scelta.
Non avrei retto un altro fantasma del passato. Lui che incorona un'altra donna.
Ancora.
No!
Così mi preparai a guardare lo scontro.
Guai a te se me lo ammazzi, Fagan
Presi un profondo respiro e iniziai a seguire lo scontro.
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