Il padrone, a quelle parole di Gwen, accennò un leggero sorriso, mentre il vento accarezzava i capelli di entrambi con il suo profumato soffio.
Le loro mani erano ancora strette.
L'uomo fece qualche altro passo, portando con sé la ragazza, fino ad entrare in ciò che restava di un consumato porticato.
Il padrone si chinò e poggiando una mano sul muro logorato dal Tempo e dall'oblio, contò con l'altra tre passi, alla fine dei quali conficcò una pietra aguzza nel terreno come segno.
“Dovrebbe essere qui...” disse, per poi cominciare a scavare.
Liberò così una piccola buca, all'interno della quale c'era un vecchissimo scrigno di ottone.
“Ecco il mio tesoro.” Mostrando lo scrigno a Gwen.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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