Il padrone strinse la mano di Gwen ed insieme varcarono quel cancello, ritrovandosi ad attraversare quell'irregolare sterrato.
Il mattino si era levato in un terso splendore, con i raggi del Sole che filtravano tra i rami folti delle due file di cipressi che racchiudevano quel passaggio, fungendo quasi da galleria a quell'accesso.
Attraversando quel varco la luce del giorno generava vivaci e dorati giochi di chiaroscuro, che danzavano con bagliori e riflessi sul viso e tra i rossi capelli di Gwen.
Alla fine i due giunsero ai piedi di un'alta e diroccata torre quadrangolare, le cui murature apparivano consumate e segnate da crepe, mentre la merlatura ormai non era quasi più visibile.
“Qui ci venivo spesso da piccolo...” disse il padrone fissando la vecchia torre “... ci ho sotterrato il mio tesoro da ragazzino che sognante si apprestava a conoscere il mondo...”
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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