Mentre parlavo con Josephine, arrivò il padrone.
Mi faceva uno strano effetto vederlo dopo aver trascorso la notte a ripensare al giorno prima e a tutte le sensazioni che aveva portato con sè.
"Buongiorno" lo salutai sorridendo, con un lieve cenno del capo.
Non dissi altro.
Ormai avevo capito che non andava preso di petto, ma dovevo semplicemente cogliere e assecondare quegli attimi in cui appariva più tranquillo e sereno e non avrei più rischiato di compromettere quella sorta di equilibrio che pareva si fosse creato, se non contiamo la parentesi delle rose nere.
Lo avevo capito un po' tardi, quando avevo già battuto la faccia più e più volte, ma meglio tardi che mai.