Chi, come chi ora scrive, ha percorso i lunghi e solitari sentieri tra le ridenti pendici dei docili colli di Clantes, dove borghi e casolari appaiono assopiti tra alti ed austeri cipressi, stuole di girasoli e colori che tingono di fanciullesco pastello quel mare infinito di valli e campagna, avrà potuto notare, proprio a metà tra Florenza e Seina, una rustica locanda sulla cui facciata pende una cigolante insegna di legno su cui è dipinta un botte.
Questa locanda, seguendo il corse del fiume Helsa e risalendo poi il colle che divide l'abitato antico di Fertaldos da chi abita la campagna sottostante, è posta poco prima del borgo, quasi a fungere da tappa obbligata per chi va e per chi arriva.
L'edificio, come detto rustico ed invitante, mostra, di fronte all'ingresso, un piccolo spiazzo che il locandiere chiama giardino e in cui sono coltivate verdure varie e qualche albero da frutto.
Ed in questo spiazzo si fermò la carrozza di Dacey.
I due cocchieri restarono a sorvegliarla, mentre il valletto condusse la principessa e Betta all'interno della locanda.
Si sedettero e subito si avvicinò il locandiere.
“Salute, signori...” disse l'uomo col suo accento spagnoleggiante “... cosa vi servo?”
Intanto alla locanda, giungendo dalla stessa direzione della carrozza, si avvicinava un uomo a cavallo.