Riprendere sonno per Gwen non fu affatto facile.
L'inquietudine, l'angoscia, la paura, la suggestione ora dimoravano in lei.
La poca luce che filtrava nella stanza generava cupi giochi di chiaroscuro, animando inquiete ombre che parevano danzare in modo macabro intorno alla ragazza.
A tutto ciò sembrava di udire tormentate voci lontane, forse frutto del vento che soffiava sulla finestra.
Voci che si abbandonavano a lamenti, a velate risate, a pianti, persino a grugniti.
Come se uomini e bestie si alternassero nel far emergere la loro voce.
Ad un tratto a Gwen parve di sentire le voci di alcuni bambini che piangevano nella notte.
Piangevano impauriti.
Impauriti forse da qualcosa di sinistro che si annidavano nelle tenebre che avvolgevano il maniero.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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