Josephine annuì a Gwen.
“Su, andiamo...” disse la nana “... vi mostrerò dove eserciterete le vostre mansioni qui al castello.”
E la condusse attraverso il sobrio cortile rettangolare, fino a raggiungere un verziere racchiuso da un alto muretto di pietre lisce e regolari.
Al giardino si accedeva per un cancello di ferro battuto, con le grate tutte placcate d'oro.
Un pesante lucchetto teneva chiuso l'accesso.
“Ecco...” indicò la nana “... questo è il giardino del padrone e nessuno può accedervi senza prima ottenere il suo consenso.”
Doveva trattarsi di un luogo ricchissimo di alberi e piante, visto che la folta vegetazione cresceva bel oltre l'altezza del muro di cinta, invadendo ed avvolgendo i pilastrini e gli archi che ornavano la recinzione del verziere.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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