Quel ricordo.
Poi la stanchezza.
E Clio cadde addormentata.
I suoi sogni furono eriche e gerani, valli e montagne, freschi rii argentati e ciottoli lisci consumati dall'acqua.
Furono sciami di calabroni ronzanti che scintillavano di mille cromature sotto i caldi raggi del Sole estivo.
Furono le cime lambite dal vento di pini e di abeti, lente danze di foglie verdeggianti e cespugli screziati di rose sboccianti.
Ma furono anche sogni di ferro e fuoco, di cicatrici indelebili che sanguinavano non più fuori, ma dentro.
Furono le pieghe di un vestito da dama e madrina mai indossato e le lamine ferree di una corazza alta quanto una torre.
Furono una spada capovolta ed una Croce piantata a terra.
Furono i sogni di una ragazzina prima e di una donna poi.
Furono i sogni persi nei ricordi.
Il nuovo giorno giunse rapido.
Le ore notturne era trascorse veloci.
L'alba e poi la luce zampillante sul volto di Clio a destarla dal suo sonno e dai suoi sogni.
Il castello si era svegliato e le voci dei sodati che si davano il cambio per la guardia riempivano ogni spazio di quel maniero.
Dalle camere adiacenti giungeva anche il vociare dei suoi compagni che si erano già svegliati.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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