“Per Diana” disse il barone “e tutte le vergini di Grecia!Ammesso esistano ancora delle vergini a questo mondo!”
E tutti i presenti risero.
“Avete udito la nostra berbera bellezza?” Ferico ai suoi commensali. “Potremmo noi negare una tal cortese e leggiadra richiesta? Posta da una dama che possiede così tanta sensuale e peccaminosa beltà?” Guardò sorridente Dacey. “E sia, milady!” Annuì il signore di Monsperon. “Domani uscirete con noi per una battuta di caccia sul demanio baronale!” Fissandola compiaciuta. “Eh, ogni vostra richiesta è praticamente un ordine.”
“A proposito di caccia” intervenne Fagas, finalmente destatosi dai suoi insistenti sguardi verso Clio “pare che sia accaduto qualcosa stamani sulle vostre terre.”
“Cosa?” Turbato Ferico.
“Un cervo...” disse il Maresciallo “... un cervo è stato ucciso. Manca infatti secondo le stime dei guardiacaccia.”
“Ancora qualche miserabile che caccia sulle mie terre!” Adirato Ferico. “Non bastano dunque le leggi e le punizioni esemplari? E neanche tutti quegli uomini che sono stati impiccati lungo la strada tra Monsperon ed il bosco di Clantes? Il colpevole deve essere assolutamente catturato e punito in modo esemplare!”
“Così sarà.” Annuì Fagas.
“Non si sa nulla del trasgressore?” Chiese il barone.
“No, milord.” Rispose il Maresciallo. “Nessuno lo ha veduto. Forse ha ucciso il cervo con un'unica e precisa freccia.”
“Nonostante i tanti guardiacaccia che paghiamo?” Gridò Ferico.
“Deve trattarsi di un arciere formidabile...” mormorò Kostor.
“Foss'anche il diavolo in persona” tuonò Ferico “deve penzolare con un cappio al collo!”
In quel momento, all'improvviso, le porte della sala si spalancarono e qualcuno entrò.
"Chi osa entrare così?" Urlò Ferico.