Discussione: Ardea de'Taddei
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Vecchio 06-01-2016, 03.30.53   #317
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
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Residenza: Dalla terra più nobile che sorge sotto il cielo
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
"Chi semina nelle lacrime
mieterà con giubilo."


(Salmo 126)



Giunti Ardea, Biago e Giaccos presso l'ingresso del castello, le guardie subito riconobbero il musico, facendolo dunque passare insieme ai suoi due compagni.
I tre allora attraversarono un ampio cortile illuminato da poche torce scoppiettanti, fino a raggiungere un androne che dava su un'antica scalinata di pietra.
Saliti al primo piano si ritrovarono in una piccola anticamera e da qui passarono poi in un più ampio salone.
Era arredato secondo il tipico gusto Acerniano, con mobili antichi e grezzi, arazzi consumati alle pareti ingiallite per la troppa umidità, teste di animali impagliati sui muri che con armi, elmi e corazze, alcune delle quali arrugginite ed ossidate, fungevano da primordiali trofei di caccia e di guerra.
Dall'altra parte del salone, ossia al punto opposto alla porta da cui i tre erano entrati, un uomo, alto e magro, dal volto scarno ed accigliato, stava in piedi accanto ad un camino acceso, con due molossi accucciati ai suoi piedi, un soldato accanto ed un servitore qualche passo più indietro.
“Ti sei degnato di tornare a casa tua, vedo.” Disse l'uomo riconoscendo il menestrello. “Talvolta non so se mio figlio è un nobile signore o soltanto uno sfacciato menestrello.”
“Salute a te, padre mio.” Con un cenno del capo Giaccos. “Vedo che il tuo umore non è migliorato dall'ultima volta.”
“Ne ho forse motivo?” Fissandolo il barone Avator. “Ho forse una ragione per essere lieto?”
“Si, perchè nella nostra casa sono giunti degli ospiti.” Annuì Giaccos. “E tutti ad Acerna sanno quanto sia celebre la tua ospitalità.”
“Acerna è il luogo più inospitale del mondo ormai.” Mormorò Avator. “Su, vieni avanti con i tuoi ospiti.” Invitandolo ad avanzare con Ardea e Biago.
Quell'ultima frase però non passò inascoltata e i due compagni si scambiarono una rapida occhiata.
“I miei omaggi, milord.” Con un lieve inchino il Taddeide. “Io ed il mio scudiero” indicando Biago “siamo onorati della vostra ospitalità.”
“Da dove giungete, cavaliere?” Chiese Avator.
“In verità” rispose Ardea “è forse più importante conoscere la nostra destinazione, piuttosto che la nostra provenienza, milord.”
“Vi ascolto.” Sedendosi su un grosso seggio il barone.
“Siamo diretti in Oriente.” Spiegò il cavaliere. “Il vescovo di Tessalonica ha richiesto l'aiuto di alcuni cavalieri Cristiani per annientare una rivolta istigata laggiù da alcuni eretici.”
“Comprendo.” Guardandolo Avator. “E forse la provenienza di un campione Cristiano è forse indegna da pronunciare?”
“Chi come noi” rivelò il Taddeide “ha poco interesse per i beni terreni, così come per il suo nome ed il suo stesso sangue, anche i titoli ed i propri Natali rivestono ben poca importanza. La causa che richiede i nostri servigi non impone solo valore e dedizione, ma anche umiltà ed annullamento di se stessi.”
“Stando così le cose” fece il barone “non chiederò oltre riguardo la vostra terra d'origine. Ma neanche il vostro nome è lecito pronunciare, cavaliere?”
“Vi basterà chiamarmi Cavaliere Errante” sorridendo Ardea “ed io volgerò a voi il mio sguardo. Questi invece è il mio scudiero Biago.”
“I miei omaggi, signore.” Con un umile saluto lo scudiero.
“Stasera dunque sarete ospiti del castello.” Sentenziò Avator. “E tra non molto ci metteremo a tavola.”
Ardea ringraziò il barone, per poi guardarsi intorno.
L'atmosfera di quel maniero era cupa ed inquietante, come se tutto gridasse la propria sofferenza contro un Destino di morte.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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