Poteva essere la fine, sentivo Danasgrada sempre più debole, e riuscire a controllarlo era sempre più difficile.
Ma non era il solo ad essere debole, anche io lo ero sempre di più.
Poteva essere la fine e dunque, come da copione vidi la mia vita passarmi davanti, la mia infanzia travagliata, Miral, la voglia di lottare, l'arruolamento, le missioni.
Rividi le persone che non avrei più rivisto, e quelli che avrei riabbracciato dopo molto tempo.
Sorrisi, rendendomi conto che non avrei cambiato nulla, nessuna decisione, nessun'esperienza.
Era una consapevolezza davvero gratificante.
Qualcuno diceva che non importa vivere venti o cent'anni, l'importante è non doversi vergognare della propria vita alla fine.
L'unico rimpianto che portavo con me era quello di non essere stata amata.
Ma avevo sempre saputo che c'era questo rischio.
Nessun uomo vorrebbe una donna come me, e io non ero disposta a cambiare.
Ad ogni modo mi ritenevo già abbastanza fortunata ad aver amato.
La terra era sempre più vicina, poi l'impatto, uno scossone, l'ultimo sforzo per non distruggere l'aereo.
Poi, più niente, buio.
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