Intanto altrove, in un luogo lontano diverse centinaia di chilometri da Evangelia, uomini e macchine erano impegnati per volgere a loro favore le sorti della guerra.
Nella sala tutto procedeva tranquillamente e sui monitor le immagini del paese scorrevano lente, permettendo di monitorare le vite di milioni di persone in pochissimi istanti.
Il militare dalla maschera sul viso era invece assorto in qualche pensiero che sembrava tenerlo lontano con la mente da lì.
“Maggiore Gouf...” disse un soldato avvicinandosi a lui.
“Cosa c'è?” Chiese l'uomo conosciuto come Gufo Nero.
“Sua eccellenza il ministro della Cultura chiede di voi.” Il soldato.
“Accendi lo schermo centrale.” Ordinò Gouf.
E sullo schermo apparve subito l'immagine di un uomo dall'aspetto grottesco e ripugnante, come doveva essere la sua anima.
“Eccomi, eccellenza.” Disse Gouf.
“Come procede il tentativo di forzare la frontiera Afralignonese, maggiore?” Chiese con la sua voce gracchiante e bassa il ministro.
“E' tutto vero, eccellenza...” fece Gouf “... gli Afralignonesi stanno lavorando ad una nuova arma.”
“Cosa sappiamo di quest'arma?” Fissandolo il ministro dallo schermo.
“Che è molto potente, eccellenza.” Rispose il maggiore.
“Può cambiare le sorti della guerra?” Domandò il ministro.
“Se così sarà, allora quell'arma finirà presto nei nostri armamenti.” Gouf.
“Bene, maggiore.” Annuì il ministro. “Dobbiamo vincere e mettere fine all'ultima tirannide imperiale della Terra. Abbiamo una missione. Dobbiamo riuscire. Noi siamo i figli dell'intelletto, della madre ragione contro ogni pregiudizio e tradizione. Dobbiamo cancellare ogni forma nobiliare da questo mondo. Il sonno della ragione genera mostri.” Sentenziò il ministro, con occhi carichi d'odio.