Era una giornata caldissima. Eravamo scesi in spiaggia per cercare un po' di refrigerio in acqua, ma il sole picchiava forte e nemmeno lì si riusciva a respirare. Ad un tratto lui mi prese per mano e mi fece alzare. "Vieni con me, penso di conoscere io un posto adatto ad una giornata infuocata come questa". Risalimmo in strada e ci avviammo lungo il sentiero della vicina pineta. Dopo aver camminato un po', tra i fitti alberi vidi un grande capannone con delle strane facciate. "Cos'è quello?" domandai curiosa. "Cosa sia stato di preciso non lo so" mi rispose lui "ma so per certo cos'è adesso: un capannone termicamente isolato... Vedi quei pannelli alle facciate? Non so chi sia stato ad avere questa idea geniale, ma servono a mantenere costante la temperatura all'interno del capannone... forse sarà stato un hangar per aerei..." e a queste parole gli occhi gli si illuminarono. Gli aerei erano il suo mondo... Fu così che trascorremmo un pomeriggio bellissimo in quel capannone abbandonato, lontano dagli occhi del mondo e del sole...
"Mio buon amico" dissi rivolta a Park "sarebbe troppo complicato spiegarvi perché questo luogo mi attrae... diciamo solo che sono guidata da una mano malinconica..."
Mentre parlavo con Park, Zac ci fece notare una luce proveniente dal capannone che avevo scorto in lontananza, luce che da quella distanza non avevo visto. Incuriositi, ci dirigemmo verso quella luce.
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"Amore non è amore se muta quando scopre un mutamento o tende a svanire quando l'altro s'allontana [...] Se questo è errore e mi sarà provato, io non ho mai scritto, e nessuno ha mai amato."
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