Nella taverna tutto sussultava.
Si udivano le grida della gente in strada che correva all'impazzata, mentre sulle teste di Dacey e degli altri quattro uomini continuavano a cadere detriti e polvere.
“Forse dovremmo fuggire anche noi fuori...” disse Fines.
“Il capitano ha detto di non muoverci...” fece Leones “... meglio seguire il suo consiglio.”
E da fuori si udivano forti boati.
“Ma qui moriremo come topi in trappola!” Urlò Poeh, mentre il tetto sulle loro teste scricchiolava sempre più.
E fuori, infatti, vi era l'Inferno.
I colpi presero a cadere come saette incandescenti sul borgo, gettando la gente nel terrore più assoluto.
Tutti allora corsero fuori nelle stradine strette, generando resse, dove molti finirono schiacciati da qualche crollo o sotto l'impeto della folla impazzita.
Ovunque c'erano schegge che volavano, velocissime e letali.
Guisgard correva tra le persone che come pecore disperse cercavano salvezza sotto quell'attacco.
“Mamma...” all'improvviso una bambina tra la folla “... mamma... mamma...”
Guisgard se la ritrovò davanti e la prese in braccio, salvandola dalla calca.
Fermò poi una donna che con altri correva fra le macerie.
“Prendi questa bambina!” Dandole la piccola. Ha perduto sua madre! Portala al riparo!”
La donna annuì e portò con sé la bambina.
Si udì ancora quel sibilo, seguito un nanosecondo dopo da un'altra scarica di colpi sul borgo.
Esplosioni e morte regnavano dappertutto.
Il militare allora corse verso la periferia, cercando di evitare gli infiniti dardi di fuoco che cavedano dal cielo notturno.
Si ritrovò così in un vecchio rottamaio abbandonato.
“Ehi, soldato!” Chiamò qualcuno. “Da questa parte!” Era un uomo che se ne stava in un capannone. “Qui, presto!”
E Guisgard lo raggiunse.
“Cosa sta succedendo?” Chiese Guisgard.
“Due Valchiria hanno forzato il blocco dell'area di Evangelia” spiegò l'uomo “e ci hanno attaccato.”
“Valchiria?” Ripetè Guisgard.
“Si...” annuì l'altro “... non li puoi vedere perchè è notte... ma stanno assalendo il borgo...”