Discussione: Nei cieli di Evangelia
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Vecchio 22-10-2015, 10.30.07   #5
Marwel
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Marwel sarà presto famoso
Non aveva chiuso occhio quella notte, poichè con il freddo erano arrivate anche le prime influenze e a metà dei bambini era salita la febbre, mentre l'altra metà cominciava a starnutire. Insomma aveva passato la parte buia della giornata ad appoggiare pezze bagnate sulla fronte dei suoi orfani e a dar loro le medicine per abbassare la temperatura, ma alle prime luci dell'alba si era detta esausta e, addormentato l'ultimo bambino e messo nel suo letto il più piccolo, si era addormentata abbracciata al fagotto di quattro mesi.
Non era un bel periodo per Evangelia, non lo era per il mondo intero, ma ella non aveva mai pensato ad una fuga. Era la sua casa, era il rifugio dei suoi dodici bambini e presto, pensò, ne sarebbero arrivati degli altri a causa della guerra e lei doveva essere li, pronta ad accogliere chiunque le chiedesse asilo.
Il giorno prima Betty, la più grande dei suoi orfani, dall'alto dei suoi tredici anni, le aveva chiesto il perchè di quella guerra, ma Marwel non aveva saputo darle risposta, poichè nemmeno lei lo sapeva. La guerra era un abominio.
Non riuscì a riposare a lungo, il suo corpo non si gustò a pieno il calore delle coperte, tanto che erano appena le sette quando rimise i piedi sul freddo pavimento e si diresse in cucina.
Doveva preparare la colazione ai bambini e sapeva che avrebbe dovuto imboccarli a causa della febbre, ma per fortuna Betty le dava una mano volentieri. Era il suo braccio destro in un mondo che le aveva tolto tutte le persone a lei care.
La porta della cucina era aperta e, mentre impilava le ciotole per il latte, venne distratta dal suono delle pantofole che strisciavano sul pavimento. Quando si voltò vide Benjamin che ciondolava verso di lei: aveva quattro anni, i capelli biondo dorato e gli occhi di un verde brillante che facevano a pugni con la sua carnagione bianca. Ma quella mattina il suo volto era troppo pallido, le occhiaie troppo marcate e scure per un bambino in salute. Lo aveva sentito tossire il giorno prima e si era lamentato della sua gola dicendo che gli bruciava da matti e nemmeno l'acqua bastava a placarla.
Il bambino era solito stringere a se un orsacchiotto di piccole dimensioni, scuro e a cui mancava un occhio.
"Mio piccolo Benji, perchè sei sveglio?" gli chiese abbassandosi al suo livello per poterlo guardare negli occhi. Subito portò la mano sulla sua fronte e la riscoprì bollente, più di quella di altri bambini, tanto che lo strinse forte a se, lo prese in braccio e lo portò nella camera dove vi erano gli altri bambini malati.
Lo sdraiò sul letto e lo coprì fino al mento, gli disse di rimanere li e andò a svegliare Betty, così da poter cominciare a dar da mangiare ai fanciulli appena svegliati. Marwel era molto preoccupata per la salute di Benjamin, tanto che per un attimo non riuscì nemmeno a farsi venire il mente le erbe e gli intrugli da poter utilizzare per fargli scendere la febbre.
Fece un respiro profondo, si passò le mani tra i biondi capelli e cercò di calmarsi, poi prese la camomilla, il salice bianco e il tiglio e ne fece una tisana.
"Mamma! Benji non apre più gli occhi! Non si muove!" urlò Betty.
La tazza con la tisana le scivolò dalle mani e si ruppe facendosi in mille pezzi, ma la donna non ci fece caso più di tanto e corse nella camera.
Quando arrivò, Betty era in lacrime e Benji sembrava morto; gli toccò il viso e lo scosse per risvegliarlo, ma il respiro del bambino era debole e anche il battito del suo cuore, così Marwel non perse tempo e lo prese in braccio di nuovo, ma sta volta lo avvolse nelle coperte ed uscì dall'orfanotrofio dicendo a Betty di prendersi cura dei bambini.
La temperatura fuori dalla sua porta era bassa, tanto che non passò molto prima che dei brividi di freddo le percorressero le braccia e la schiena, ma non era quello il suo problema. Doveva arrivare in ospedale il più presto possibile e doveva far di tutto per salvare la vita al piccolo Benji.
"Non preoccuparti tesoro, presto starai meglio" disse mentre correva per le vie di Evangelia con le lacrime agli occhi. Raggiunse l'ospedale e chiese aiuto alle infermiere che subito le diedero assistenza, presero il bambino e lo portarono chissà dove.
Si sedette in attesa di notizie. Nessuno le chiese nulla, le disse nulla o fece nulla per tranquillizzarla, ma il mondo era in guerra e tutti erano diventati un po' più freddi e duri.
Il tepore dell'ospedale le scaldò le membra, ma le sue mani erano ancora congelate e non le avrebbe sentite calde per un po', pensò.
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L'amore non ha un senso, l'amore non ha nome, l'amore bagna gli occhi, l'amore scalda il cuore... L'amore batte i denti, l'amore non ha ragione. L'amore è così grande da sembrarti indefinito, da lasciarti senza fiato, il suo braccio ti allontanerà per sempre dal passato.
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