Quelle parole di Marwel scaldarono il cuore di Guisgard e per tutta risposta lui strinse ancor più la mano di lei.
“Siete meravigliosamente pazza...” disse sorridendo “... ma non morirete oggi... non lo permetterò... foss'anche l'ultima cosa che faccio...” alzò allora la lama di Mia Amata che prese a brillare sotto l'alone lunare.
A quel gesto l'orrendo mastino emise un latrato che sembrava l'eco del pianto di mille dannati dell'Oltretomba.
Quella creatura era sofferenza.
La sofferenza causata dal male.
Ed infatti le forze del male l'avevano evocata per offrirle in pasto il cuore ed il sangue dell'ultimo dei Taddei.
Per un lungo istante, quasi infinito ed insopportabile, l'uomo e la bestia si fissarono, perdendosi quasi l'uno negli occhi dell'altra.
Poi un altro latrato e l'infernale e furioso mastino balzò verso il Taddeide.
Lui però ebbe tempo di spingere via Marwel, che finì in un cespuglio di fiori selvatici.
Un attimo dopo lo scontro, impari ed inesorabile, era già iniziato.
Guisgard riuscì ad evitare l'assalto del mastino, per poi menare un fendente con tutta la forza che aveva in corpo.
E la lama di Mia Amata affondò nel pelo e nella carne dell'immonda bestia.
Fu un colpo mortale.
Quel fendente infatti avrebbe abbattuto qualunque altra fiera conosciuta.
Ma non quel mastino.
Guisgard ebbe la sensazione di aver tranciato l'aria.
“Com'è...” incredulo lui “... com'è possibile?”
Ma lo sforzo era stato grande e le sue ferite si riaprirono, insanguinando tutta la sua giubba.
Ora era davvero alla mercé di quel mostro.
Ora era davvero la fine, pensò.
E tutto ciò sotto lo sguardo di Marwel che assisteva alla terribile scena.
Mentre il mastino fissava con primordiale odio Guisgard.