Ancora niente, più il tempo passava, più mi sentivo afflitta e disorientata.
Ma non avevo intenzione di demordere, l'avrei trovato a costo di rovesciare quella città come un guanto.
Poi Damasgrada iniziò a vibrare.
"Che hai bellezza?" mormorai, senza fermarmi.
Ma avevo imparato a non sottovalutare mai i suoi preziosi avvertimenti, così mi fermai e mi voltai.
Ecco, appunto, capitate proprio a fagiolo!
Avevo giusto bisogno di distrarmi qualche minuto.
"Ma come, siete sopravvissuti alla prigionia e volete morire adesso?" guardandoli con disprezzo "Contenti voi.." per poi alzare le spalle ed estrarre Damasgrada.
"Avanti, che io non ho mica tempo da perdere...." sbuffai, per poi iniziare ad attaccare.
In quel momento mi accorsi quanto mi mancasse tutto quello, il battito accelerato, il respiro corto, i sensi che diventano più vigili, il corpo duramente allenato che reagiva da solo, la spada diventata ormai parte di me che colpiva, feriva, ancora e ancora.
Il ferro è ferro e la carne è carne, diceva sempre il mio maestro.
Ma Damasgrada era molto più di quello e io lo sapevo bene.
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