Altea tornò nella cabina, con ancora quell'odore di fumo sotto il naso.
Sul letto vide l'uniforme promessa dal Nero.
Era corta, con una camicia stretta, aderente ed un borsello a tracolla che terminava con una fondina per pistola.
La gonna era corta e vagamente larga, con due cinture gambali per coscia, in cui mettere coltelli ed armi di piccolo taglio.
Era nera e lucida, con alti stivali di cuoio.
Ma ad un tratto la testa cominciò a girare.
Poi solo il vuoto.
Altea camminava lungo il corridoio, con i suoi soldati che si mettevano sugli attenti al suo passaggio.
Entrò allora in una cella di ferro e lo vide.
Era incatenato con i polsi alla pareti, gli abiti lacerati ed il viso sporco.
“Mi hanno riferito non vuoi collaborare.” Disse Altea.
Lui la fissò senza rispondere nulla.
La guardò tutta ed a lungo.
E lei si lasciò guardare.
Poi si chinò su di lui, si portò un dito alla bocca e poi gli pulì il viso.
“Vuoi marcire qui?” Chiese a lui.
“Cosa vuoi da me?” Lui con i suoi occhi chiari.
“So io cosa vuoi tu però...” sussurrò lei “... il mio corpo...” per poi ridere.
“Fammi liberare...” con rabbia lui.
“Sta calmo...” inginocchiandosi lei accanto a lui “... confessa... dimmi la verità sul Falco...”
“Sei pazza...” scuotendo il capo lui.
Lei rise di nuovo e poi lo baciò.
Con impeto, slancio, istinto.
Lo baciò a lungo.
Lui rispose a quel focoso amplesso di labbra, serrando i pugni nelle catene, impossibilitato com'era di stringerla e spogliarla.
“Altea...” la voce di Munain appena entrato destò l'avventuriera da quella visione “... che fai? Ti sei addormentata?”
Ma il ricordo della visione era ancora forte in lei.