Raggiunsero uno spiazzo brullo, ricco di spuntoni rocciosi, ammantati di erba selvatica.
Tyssin saltò su uno di quelli ed aiutò Elisabeth a raggiungerlo, per poi sedersi entrambi a fissare il bosco intorno a loro.
Sotto di loro scendeva un dolce pendio, che degradava tra eriche, betulle e bacche selvatiche, fino a raggiungere uno specchio d'acqua, più piccolo di un lago, ma più vasto di uno stagno.
Su di esso si specchiavano gli ultimi raggi del Sole e si riflettevano le prime avvisaglie del crepuscolo.
L'aria era afosa ed un giallo spento dipingeva i tratti di quello scenario.
“Una vecchia tradizione” disse Tyssin ad Eisabeth “narra di un ricco signorotto che amava condurre qui le vergini del paese e farle sue... ma una di quelle ragazze era la figlia di una strega, che decise di punire il signorotto prima che potesse far del male a sua figlia... mutò se stessa nella ragazza e lo raggiunse qui... e quando lui cercò di farla sua, la strega lo trasformò in un albero... e ancora oggi si dice che uno di questi alberi altri non è che quel vile signorotto...” guardò Elisabet e sorrise “... magari io sono come lui... non hai paura di star qui sola con me?” Fissandola. “O forse sei anche tu una strega?”
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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