Clio portò la testa all'indietro e con lo sguardo cercò gli occhi di Icarius.
Erano fissi sui vetri della finestra, ma lontano, persi tra quei monti irradiati dal Sole nascente.
Era uno sguardo inquieto, forse tormentato, dove l'azzurro degli occhi sembrava divenire mutevole, sfuggente, enigmatico.
Uno sguardo impenetrabile, come se fosse attraversato da mille fantasmi.
“Molti in passato hanno cercato il Fiore Azzurro...” disse pianissimo, quasi a se stesso “... senza però dare credito alla leggenda... senza credere davvero che solo soddisfando la profezia del Palazzo delle Lingue il Fiore... si, insomma... solo così poteva essere trovato... pochissimi hanno creduto alla profezia... ma credere non basta... il duca Ardeliano credette e cercò il palazzo... ma senza riuscire a trovarlo mai forse...” i suoi occhi cercarono allora quelli di Clio “... un po' come il mito del Nodo di Gordio, rammenti, mia bella studiosa? Tanti volevano conquistare l'Asia, ma nessuno si prese mai la briga di tagliare quel nodo... ma un giorno, un giovane Macedone superbo ed orgoglioso, convinto dalle parole di sua madre di essere stato generato da Zeus, pensò bene che non aveva nulla da perdere... e zack!” Rise. “Poco tempo dopo fu incoronato a Persepoli come legittimo successore degli Achemenidi.” Sorrise. “Magari fosse così semplice trovare il Fiore Azzurro... infinitamente più facile conquistare l'Asia e tutto l'Impero Persiano.” Facendole l'occhiolino.
Aprì poi la finestra ed una fresca e vivace brezza, profumata di campo, soffiò sui loro volti.