“Si, ma prima dobbiamo parlarti, Clio...” disse Fria.
“E non volevamo che altri ascoltassero.” Fece Junior.
“Non ti abbiamo detto tutto, riguardo il nostro viaggio in città...” mormorò Fria “... la licenza ci è stata promessa, anzi assicurata, ma ad una condizione... dobbiamo mettere in scena un piccolo spettacolo... una fuga d'amore ed il conseguente matrimonio. Fatto ciò la licenza sarà nostra.”
“E ci hanno chiesto, preteso per meglio dire, la massima segretezza.” Aggiunse Orden. “Tu sei qui per proteggerci e noi ci fidiamo di te, per questo te lo stiamo raccontando. Ma non devi parlarne con nessuno, Clio.”
Intanto, nelle stesso attimo di tempo, ammesso che qualcuno dei nostri lettori creda davvero che il Tempo esista, tre figure stavano sulle mura del castello di Icarius, scrutando la foresta circostante.
“Sono felice che ci siate anche voi...” disse Pepino.
“Siamo in attesa di nuovi ordini” fece Palos “e allora abbiamo deciso di venirci a riposare qui al castello.”
“L'hai più veduta... quella cosa?” Chiese Sammone.
“Si...” annuì mestamente Pepino.
“E ne hai parlato con lui?” Domandò Palos.
“Si...” rispose Pepino “... ma ha minimizzato, dicendomi che forse avevo bevuto...”
“E tu lo avevi fatto?” Fissandolo Palos.
“La prima sera un pochino...” mormorò Pepino “... ma quella successivo no di certo... e di nuovo la vidi... passeggiava qui, dome siamo noi tre ora...”
“Com'era?” A lui Sammone.
“Aveva un nobile portamento e camminava piano, quasi scorrendo via come fosse fumo...” spiegò Pepino.
“Vuoi farci forse credere che era un fantasma?” Con sufficienza Palos.
Ma Pepino non rispose niente, limitandosi a guardare la foresta sterminata che avvolgeva Nuova Camelot.