“Nessuno di noi può promettere nulla...” disse il Priore Tommaso ad Elisabeth “... perchè nessuno sa cosa troveremo laggiù...”
Arrivò Marus e i tre si incamminarono nella brughiera.
Attraversarono un lungo sentiero tra sterpi e rovi, mentre il vento soffiava e sferzava sulle cime degli alberi più alti.
Infine un silenzioso e malinconico primo pomeriggio li accolse nel luogo indicato da Marus.
Era una piccola grotta scavata dal tempo, tra uno spuntone roccioso che sorgeva dal terreno, come se fosse un artiglio di qualche antico animale dimenticato, ricoperto quasi del tutto da muschio e selci selvatiche.
Gli alberi che crescevano intorno a quel luogo sembravano pietrificati, quasi che un oscuro incanto li avesse resi così e lasciati come austeri guardiani di quel luogo isolato e sinistro.
“Beh, cominciamo a dare un'occhiata in giro...” fece il religioso.
E mentre i tre cercavano eventuali tracce, Elisabeth, tra le rocce che delimitavano l'ingresso della caverna, notò qualcosa.
Come dei segni incisi nella nuda pietra.
Segni che ad una seconda occhiata alla donna parvero simili a lettere sconosciute di un dimenticato idioma.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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