Clio entrò nella stanza e chiuse la porta dietro di sé.
La camera era avvolta da una bassa penombra, che rendeva i contorni di quell'ambiente vaghi, incerti, mutevoli.
“Ti aspettavo...” disse all'improvviso una voce dal chiaroscuro circostante “... ci hai messo qualche istante più del dovuto... immagino per vestirti...” continuò Icarius “... eppure sarebbe stato più eccitante salire com'eri vestita, no? Sfidando lo sguardo e le chiacchiere dei servi e magari il freddo di questa notte d'Aprile...” era seduto su una bassa e sfarzosa poltrona, immerso nella penombra, dalla quale si vedevano brillare, alla luce del pallore lunare che filtrava da una finestra, i suoi occhi azzurri “... chissà che scandalo sapere che il maestro d'armi di giorno si trasforma poi nell'amante di notte...”
Era Icarius ma in quei frangenti a Clio parve di ascoltare invece Guisgard.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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