Era una spada dalla bellezza straordinaria.
Identificarne lo stile era impossibile, visto le sue fattezze così particolari e lontane da ogni altra spada conosciuta in questo tempo.
Sotto i bagliori della Luna e delle stelle, immersa in quell'enigmatica penombra figlia della notte Capomazdese, la sua lama sembrava emanare bagliori azzurrognoli, come se il suo elemento naturale fosse l'acqua.
Icarius, attirato da tale bellezza, la impugnò, ma quando cercò di estrarla dalla teca non vi riuscì.
“E' pesante...” disse stupito “... pesante come se fosse di pietra...”
Ma in quel momento si accorse di qualcosa.
Nella teca, infatti, vi erano incise altre parole, stavolta in Afragolignonese arcaico, ma comunque decifrabili, che così recitavano:
“Cosa lega la Vergine Maria, Satana e l'arma impugnata da molti cavalieri?”
“Sembra un arcano...” Icarius a Clio.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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