Ad un tratto Icarius portò un dito sulle labbra di Clio.
“Basta ora...” disse in un sussurro “... non ti ho lasciata sola... non potrei e non vorrei mai... è sciocco, ma non avevo mai visto un cadavere prima d'ora... e non immaginavo certo che si potesse ridurre in quel modo un essere umano... soprattutto una donna...” chiuse gli occhi per un momento “... troveremo i colpevoli, te lo prometto...” accarezzandola piano “... ora chiudi gli occhi e non pensare più a nulla... voglio che riposi... ti sussurrerò una storia per farti addormentare...” senza smettere di accarezzarla “... di una grande nave volante... che solcava i mari ed i cieli in cerca di un inestimabile Tesoro...”
E Clio, un po' per la stanchezza, un po' per tutto ciò che aveva passato, alla fine si addormentò lentamente tra le braccia di lui.
Camminava per le strade di una città.
Forse era Miral, forse Capomazda o forse una città sconosciuta.
C'era gente ovunque che si accalcava per le strade.
Poi tutto divenne silenzio intorno a lei, con le immagini che scorrevano mute.
E vide come dei flash.
La misteriosa arma che parlava della chiesa della Scafatella.
Poi ancora la gente.
Le strade affollate.
E la porta di una casa che si apriva.
E da essa uscì Azelle.
La guardava, la chiamava.
“Clio!”
Poi si voltò e fece per rientrare, chiudendo infine la porta dietro di lei.
E un attimo dopo Clio vide qualche altra cosa.
Due occhi malvagi che la fissavano.
Poi tutto finì e di Azelle non vi era più traccia.
Clio si svegliò di colpo.
Era ancora nel suo letto e Icarius, addormentato le stava accanto.
Fuori intanto albeggiava.
Ma il ricordo di quegli occhi non voleva abbandonarla.